venerdì 31 agosto 2007

il cielo è sempre più blu

volevo fare i complimenti a sky italia per aver evitato di spendere inutili denari per l'acquisto dei diritti di trasmissione dello US Open di tennis.
forse le casse erano vuote in conseguenza dell'acquisto dei diritti della serie A.
così, in cambio del più importante torneo di tennis dell'anno, posso vedere il genoa.
un altro grande colpo nel segno dello sky style.

meno male che c'è eurosport (che, peraltro, si riceve anche senza abbonamento, in lingua inglese e tedesca).

mercoledì 29 agosto 2007

rebbe pim

Diavolo, da diaballo. Getto nel mezzo, separo, disunisco.
Sarebbe preferibile pensarlo col forcone e il piede caprino, ma, come sappiamo, non è così.
Il diavolo opera in modo semplice. E spesso le cose separate fanno fatica a riunirsi.
Disunisco.
Per esempio getto nel mezzo una piccola particella di veleno, che ne genererà altre, più grandi.
Io, tante volte, ho dato in mano il fucile a chi poteva spararmi.
Avrei potuto scegliere di non farlo. Avrebbero potuto non spararmi.
In chiesa ho sentito parlare di Dio-Amore.
Amore è la scelta. Dio la verità. Ma quest’ultima è meno importante.
Il veleno promana, immancabilmente, da noi.


L’hai capito, già. Le cose sono senza senso.
Non per questo dobbiamo smettere di scegliere. Non per questo dobbiamo smettere di lottare.
Non è bene distruggere le case degli altri. Non è bene nascondere la mano.
Siamo ormai, tutti, abbastanza separati.

Sarebbe tempo di riunione.

chiamatemi zafferano

In giro per le pagine web c’è tanta gente che scrive.
Alcuni bene, altri male.
Io non mi colloco tra quelli del primo gruppo.
In più, l’andare a capo non è il mio forte.
Tuttavia, niente deve andare perduto.
Pertanto, chi ha interesse ad arricchire i paesaggi floreali, i grandi dello sport e la storia del Gatto con una bella spolverata di magniloquenza a buon mercato, può senz’altro ritenere me e le mie esternazioni a sua completa disposizione.

amici esseni - secondo tempo

Perché non possono fare niente.

Non possono impedirmi di morire, di soffrire, di temere.
Non possono impedirmi di soccombere di fronte all’incomunicabilità.
Non possono impedirmi di cercare, invano, la Verità.

Forse Riccardo l’aveva capito
tanto sforzo per l’unica salvezza.
E se la cultura fosse un inganno?

A me, davvero, basterebbe il sorriso dello sconosciuto,
il gesto, la pietà
e, magari, una mano nella mia, l’ultimo giorno.

intermezzo

se c'è una cosa che mi piace fare è togliermi le mutande.

martedì 28 agosto 2007

amici esseni

ho un amico convinto che gli esseni di qumran siano ancora tra noi e dirigano i destini del mondo.
un'altra sostiene la sopravvivenza degli illuminati di baviera, con i loro opulenti eredi.
tutti, poi, contiamo conoscenti che sbraitano contro il complotto pluto-masso-giudaico.
e poi ci sono quelli del nuovo ordine mondiale, nelle sue variopinte declinazioni.

perfino umberto eco alla fine, nel pendolo, ci lascia in sospeso
(un finale bellissimo e pienissimo, a differenza di quelli che ci propina quel pirla di michael haneke con i suoi film fasulli).

io non ce l'ho con il grillo nazionale. no.
dicono che c'è uno in un qualche paese che ha inventato l'auto che va con le patatine, o l'acqua del rubinetto, ma che non gliela fanno fare. sarà colpa dell'imperialismo delle multinazionali. può darsi. della lobby texana-araba del petrolio. non è da escludere.

ma a me non interessa.

mi andrebbero bene anche tutti.

domenica 26 agosto 2007

bianchi o bianci?

da tempo costringo i miei interlocutori intorno a un problema linguistico: la pronunzia dei nomi e cognomi espressione di una lingua portati da soggetti che parlano un'altra lingua.
ad esempio.
io sostengo che il nome del famoso pm woodcock, che è italiano, si debba pronunciare vùdcoc, come lo si chiamerebbe in inghilterra, paese da cui il nome senza dubbio proviene (uccello di legno).
allo stesso modo, l'allenatore carlos bianchi si pronunzia bianchi e non bianci, e ciò anche se lo stesso signor bianchi pretende che lo si chiami bianci (nel suo paese la parola bianchi non esiste, il bianco si chiama blanco).
ciò in quanto, a mio parere, un nome appartiene alla lingua e non alla persona che lo porta.
la crusca non mi è stata di aiuto. rapide - confesso - ricerche in rete neppure.
resto pertanto della mia idea, ma sarei lieto di contributi.

giovedì 23 agosto 2007

dieta per l'estate

ogni anno, al principio dell'estate, nei telegiornali c'è l'intervista al dietologo, o, come piace dire, nutrizionista, che ci dispensa i consigli per la dieta estiva (bere molta acqua, mangiare verdure e cibi freschi e così via). sempre gli stessi da cent'anni.

io oggi ho inventato un panino.
salame milano, cipolline in agrodolce (cucinate, non comprate), provola affumicata ben sciolta.
ne ho mangiati due. sauvignon collio a parte (e poi i miei amati kinder).

questo, verosimilmente, potrebbe quindi essere il mio ultimo post.

martedì 21 agosto 2007

lombardi si nasce

ancora tennis.
non volevo, ma poi.
dunque, anche roberto lombardi si merita la sua brava menzione.
lombardi è segnato dalla bassa statura.
io lo capisco, eccome, dall'alto dei miei 171 cm.
in più, come mi hanno insegnato, è più facile vedere negli altri per primi i nostri difetti.
ebbene, il lombardi è un uomo incontinente.
pur essendo un uomo intelligente e di buona cultura, pur parlando un buon italiano, pur essendo un telecronista valido, egli non riesce a stare zitto.
parla, parla continuamente. ha sempre qualcosa da dire su qualsiasi argomento, dalla gonna della spettatrice all'inquinamento dei fiumi. ha sempre la sua autorevole opinione su tutto e tutti; opinione della quale si sente necessariamente in dovere di mettere a parte l'universo dei teleascoltatori.
come paolo bonolis anche il povero lombardi è senza limiti. dovendo restare nelle stringenti maglie della sintassi e delle pause tra uno scambio e l'altro, si lancia come proiettile nell'invenzione del vocabolo, nella rivelazione del segreto, nella scoperta del fenomeno.
egli potrebbe essere il relatore della "meccanica per tutti", ovvero come qualmente si possano esemplificare nell'esecuzione del servizio le grandezze vettoriali.
è un peso averlo accanto. è il compagno di classe che non vorresti reincontrare.
e poi, ride. ride da solo. ride alle sue battute.
crede di essere simpatico e invincibile.
è l'ospite che a cena si mette a discutere per forza e non molla fino alla fine. è ingombrante, molesto e petulante.
è centrato su se stesso, non ha interesse e comprensione per chiunque sia accanto a lui mentre è intento a dispensare la Parola. si ama, si incensa, si glorifica.
la sua telecronaca è sempre una lunga, libidinosissima sega.

povero lombardi, l'ho trattato male.
ma se lo merita, perché non è un pigna, un oddo, un varriale. non è un failla, un cerqueti, un valentini.
noi piccoletti incarogniti abbiamo questo problema. dobbiamo farci sentire. lo so.
però dobbiamo cercare di migliorare, soprattutto quando magari, come in questo caso, abbiamo le capacità.
ué, sai mai che qualcuno lo vede e glielo dice.

sabato 18 agosto 2007

anche io su elvis

ogni blogger del mondo avrebbe dovuto scrivere un post su elvis. forse.
questo mio augusto intervento avrebbe dovuto vedere la luce ieri, ma il pc si è rifiutato di collaborare e io ero poco propenso alla lotta.
più che magnificare il Re, tuttavia, vorrei censurare la rai, more solito.
raidue ha ritenuto di dedicare uno "special" (mi chiedo se lo chiamano così anche in america, tipo gli "spot" pubblicitari) a elvis.
i soliti filmati (alcuni dei quali vergognosamente spacciati per inediti), le solite quattro palle.
e il contributo degli artisti: bobby solo (l'unico simpatico, benché inutile); little tony ("se non ci fosse stato elvis, non ci sarebbe stato nemmeno little tony", ha detto il Gigante di Tivoli); andrea mingardi (allegro ma imbarazzante); francesco baccini (ma chi è? chi lo conosce?); zucchero fornaciari (squallido, as usual); massimo ranieri (palesemente imbarazzato); renzo arbore (sempre più trombone) e keith richards (dieci secondi di confusa banalità).
la solita rai. pressapochista, cialtrona e insensata.
invece, non ci sarebbe voluto gran che.
bastava prendere uno che conosce e ama elvis e fargli raccontare pochi minuti di storia tra un brano e l'altro.
è la passione che sostiene il racconto.
e se non c'è la passione, almeno la bravura.

comunque - lo ha detto john lennon - elvis è stato il più grande.
e non sarò certo io a smentirlo.
a mio parere le cose più emozionanti di elvis sono le sun sessions e le ultime registrazioni. i film sono un po' belli e un po' inguardabili. la rentrée del 1968 è dolcissima ma totalmente senza senso, con lui tutto mosso vestito di pelle su quel ring con la gente pazientemente seduta attorno che batte le mani. e poi il periodo vegas e tutti quei concerti.

elvis era meno intelligente di Dio. ma forse un po' più umano.

guglia scivola al secondo

mio figlio è la persona che mi fa ridere di più.
prima era il mio amico guglielmo, ma da quando è andato a vivere a busto arsizio mi fa ridere di meno. a onor del vero, non lo vedo quasi più. e in più si è un po' imbolsito.
invece l'ometto oggi in spiaggia me ne ha dette due che mi hanno fatto sbellicare.

la prima, con tono perentorio: "papà, quando torniamo a casa non voglio vedere teletubbies in giro".

la seconda, da consumato sofista:
- papà, andiamo a casa?
- no
- e perché?
- perché no
- e perché no?
- perché lo dice tuo padre
- e chi è mio padre?
- io, sono tuo padre
- no, io sono tuo padre.

a quel punto gli ho chiesto di accompagnarmi a fare il bagnetto.
ha acconsentito, bontà sua.

venerdì 17 agosto 2007

coffee and tv

il parco canali sky (bouquet, tecnicamente) è ricco. bisogna accontentare tutti.
ma io ho i miei problemi.
non guardo i telefilm (e mi sono giocato già una mezza dozzina di canali).
non amo i documentari americani (quelli con gli intervistati su sfondo blu), che sono quasi sempre di una superficialità irritante (e vai con altri dieci canali).
non guardo i canali di cucina (non cucino - e via un altro pugno di canali).
guardo i film, i simpson e lo sport. mi resterebbero canali a sufficienza.
se non fosse, quanto al cinema, che la programmazione è miserabile.
nils hartmann è il direttore di sky cinema. ho cercato la sua foto su google, ma sembra che sia un po' come cercare il mario rossi della situazione. comunque, me lo immagino uno con le idee chiare, risoluto, dinamico. uno con la forte stretta di mano, il sorriso aziendale e la parola definitiva.
caro nils, dovrei scrivergli, perché mi fai vedere don camillo e l'onorevole peppone? o i film di vin diesel? o meglio, con tutti i canali che hai a disposizione, perché, che so, magari alle 4 del mattino, tanto io sono sveglio, non trasmetti un film di howard hawks? perché la programmazione è invasa da film americani di serie B quando ci sono, e ci sono stati, quelli di serie A?
non gli scrivo, a nils, perché non mi interessa quello che ha da dirmi. me lo dice già tutti i giorni, abbastanza schiettamente.

per fortuna ci sono le perle.

l'altra sera su comedy central c'era pazzi pupe e pillole, di frank tashlin, con jerry lewis. un capolavoro. non lo rivedevo da 15 anni.
oggi su raisat extra, che è un gran canale, hanno trasmesso "le forme brevi della tv - bimbo mix". una raccolta di sigle, spot pubblicitari, spezzoni televisivi anni '70. in mezzo, alcuni video musicali.
e tra questi video, che goduria, coffe and tv dei blur.
il pezzo è bellissimo e il video è strepitoso.
uno di miei preferiti di sempre.
ho scoperto che il regista è quello di guida galattica per autostoppisti, un film un po' pasticciato ma spericolato e divertente.
mi sono messo a leggere un po' di critiche sul brano e sull'album ("13"). a me piacciono proprio i pezzi snobbati (cioè tender, coffee and tv e no distance left to run).
ho cercato anche di capire cosa ne pensasse luca sofri con la sua playlist, che ormai è la guida di riferimento. non l'ho scoperto. però ho trovato un post del sofri (su diablogando) nel quale egli risponde a una critica: un tizio gli dice che il suo libro poteva scriverlo chiunque. e lui replica tanto piacere anche i tagli di fontana poteva farli chiunque.

ma io non l'ho capita, questa.
i tagli di fontana sono merda.

mercoledì 15 agosto 2007

andiamo a casa

una volta, tanto tempo fa, andai sul blog di beppe grillo, non so più perché.
vi lessi un post che diceva, parafrasando: "oggi, solo oggi, vi dirò alcune cose della mia vita. oggi e poi basta". mi ricordo che vi si raccontava di un incidente d'auto e di altre circostanze. a me quel post ricorda un po', con rispetto parlando, michael corleone quando dice alla moglie "e va bene, per una volta, una volta sola, ti concedo di chiedermi del mio lavoro". e poi le dice il ballone.
questo per dire che anche io, oggi, rivelerò a tutti i miei lettori (che sono cinque e che mi conoscono intimamente) alcuni segreti riguardanti la mia vita privata.
uno, in particolare, che tra l'altro era segreto anche a me stesso fino a poco fa.
ho scoperto che sono completamente disinteressato a una serie di cose.
per prime la casa, l'arredamento della casa, la conduzione della casa, la vita nella casa.
mi sembra utile precisare che non sono un puzzone. quando vivevo solo lavavo il pavimento e i piatti, cambiavo le lenzuola e tutto il resto.
tuttavia, potrei vivere tutta la vita tra gli scatoloni. chiunque abbia visitato i miei appartamenti occupati da single sa che sto dicendo la verità.

l'argomento che precede mi dà il destro per un altro argomento, altrettanto interessante.
il mondo della casa.
per cominciare, tre patetiche righe.
ho fede nel principio per cui la casa rappresenta un bene primario.
penso che una casa dovrebbe essere data gratuitamente o a prezzi popolari a chiunque.
penso che quattro muri di mattoni non dovrebbero costare miliardi e costringere le famiglie a indebitarsi per tutta la vita destinando alla casa il 70% del reddito.
invece, oggi, in italia, la situazione è la seguente.

in cima alla piramide ci sono i finanziatori istituzionali.
il mercato immobiliare è retto da soggetti che costringono, sostanzialmente, la popolazione al debito.
in italia l'80% della popolazione vive in casa di proprietà. un mercato della locazione residuale e asfittico non consente domanda.
poi ci sono le imprese costruttrici, che ormai sono costituite da parvenus. tintori, farmacisti, avvocati, ragionieri si sono buttati nel mercato.
conosco decine di professionisti che si sono messi a vendere e costruire case. per fare il grano.
il problema è che, stranamente, le case costano di più, gli imprenditori sono più ricchi, ma è crollata la qualità.
facendo il lavoro che faccio, cioè l'avvocato, posso testimoniare che (a prescindere, si badi, dalla propensione al litigio in costante aumento, per motivi che tratterò un'altra volta) non esiste impresa che non riceva cause passive, fondate, per gravi vizi e difetti di costruzione.
per finire, i mediatori immobiliari. l'ultimo gradino della catena alimentare.
dal 3 al 6% su ogni compravendita. dal 10 al 20% per ogni locazione.
il tutto perché tizio è entrato nel negozio e ha affidato un mandato. a un analfabeta, falso e bugiardo, che non sarà mai perseguito se per caso dimentica di dire che manca l'abitabilità o la concessione in sanatoria.
la mia proposta è la rivoluzione del mercato immobiliare. case popolari, prezzi calmierati, mediatori, costruttori e investitori a lavorare.
non succederà mai.

lunedì 13 agosto 2007

viva israele

sono note, e trite, le battute sul mestiere di giornalista.
è del pari noto, o dovrebbe esserlo, che il mestiere in questione è parente sempre meno stretto del lavoro del cronista e sempre più di quello dell'addetto stampa.
per dirla meglio, ignoranza e cortigianeria.
ebbene, se è sempre verificata la regola per la quale è possibile leggere due articoli di segno diametralmente opposto su qualsivoglia accadimento (per esempio la penetrazione nel mercato dell'i-phone), figuriamoci cosa succede quando si tratta di politica.
entriamo in medias res.
sono convinto del fatto che la posizione filopalestinese sia figlia dell'ideologia (e sono convinto che ciò non sia una buona cosa).
sono convinto che la stragrande maggioranza di coloro che sposano la "causa palestinese" conosca assai poco la storia e aderisca acriticamente, come sempre, a un impianto sottoculturale.
sono convinto che ogni argomento a favore di tale tesi scaturisca, in ultima analisi, dai seguenti elementi: 1) il pregiudizio contro gli ebrei, il giudaismo, il sionismo; 2) volgare calcolo politico.
il libro.
il libro di allam è abborracciato, semplicistico, paraculo e gravemente carente di struttura.
tuttavia, va letto e apprezzato.
dopo un'introduzione notevole, nella prima parte l'autore ricorda - sono le pagine più belle - la sua infanzia al Cairo, quando esisteva ancora la "comunità", un insieme di persone che vivono insieme, si aiutano, si capiscono, si conoscono.
poi si racconta di nasser, del 1967 e di ciò che ne seguì.
poi di arafat, del quale, volendo, si poteva anche dir peggio ("uomo egoista e megalomane, falso e inaffidabile, tiranno e cinico, corruttore e corrotto" mi sembra un po' pochino).
poi di varie vicissitudini personali e di fatti intorno alla reale consistenza dei movimenti filopalestinesi che hanno portato l'autore a dire viva israele per difendere "la sacralità della vita".
personalmente, pur riconoscendo ad allam il coraggio e l'indubbia intelligenza, trovo l'argomento debole. o meglio, non l'unico.
non si sta con israele solo per difendere il diritto alla vita, ovvero poiché dall'altra parte ci stanno i tagliatori di teste e l'ideologia della morte.
non si sta con israele solo perché il panarabismo è una messa in scena perversa, i leader arabi sono feroci assassini, il terrorismo è il male, tutto l'impianto una colossale, tragica menzogna.
non si sta con israele solo perché siamo afflitti dal relativismo.
si sta con israele perchè israele siamo noi.

noi, noi tutti.

lunedì & co.

oggi, 13 agosto, ho ricevuto la telefonata di un impiegato della mia banca il quale mi ha comunicato lo sconfinamento dal fido per un importo non trascurabile. la circostanza ha affievolito non poco la mia brama di trascorrere una lieta giornata al mare.

più tardi ho scoperto che cliccando su "intrigo internazionale", unico dato ritenuto meritevole di menzione dall'estensore di questo blog, escono i nomi dei blogger che, più o meno, hanno conferito lo stesso dato. tra loro c'è giorgio israel, professore di matematica ed estensore di articoli per varie testate; c'è un disegnatore di fumetti che si chiama enrico teodorani e c'è anche un mr. setter, che ha postato un bellissimo ricordo sulla tragedia del kursk, e altri, che non ho ancora visitato.

tutto questo per perdere tempo. sto organizzando due parole sull'ultimo libro di magdi allam, viva israele. per adesso mi limiterò a questa semplice affermazione, che ovviamente prescinde dal giudizio sul libro:

con israele, sempre e comunque.

domenica 12 agosto 2007

quelle due

prefazione: il post che segue è composto di due parti. la prima, forse, riesce a sottrarsi alla ben nota regola che vuole già scritto tutto quanto, in qualche tempo e in qualche luogo.

oggi ho assistito a un avvenimento straordinario. una telecronaca di un evento sportivo a cura di due donne.
non mi era mai acccaduto, in tanti anni di visioni.
ebbene, si trattava di una partita di tennis: federer-stepanek, semifinale torneo di montreal. bellissima partita. grande tennis.
e grande, grandissima telecronaca.
non è frequente che la telecronaca rappresenti un valore aggiunto rispetto all'evento narrato. spesso accade il contrario. spesso il cronista è talmente svogliato, incapace, spento da togliere gusto al fatto sportivo.
invece, oggi, Elena Pero e Raffaella Reggi sono state meravigliose.
competenti, tecniche, sensibili, spiritose, lucidissime, misurate.
perfette.
Elena Pero è una che ha fatto la gavetta. ha fatto la passacarte di tommasi e clerici, ha condotto per tanti anni la trasmissione atp tour, ha lavorato dietro le quinte. conosce il circuito, i giocatori, il gioco. la Reggi è una ex tennista che ha il dono della sintesi e della semplicità.
vorrei sdilinquirmi in complimenti ancora per molte righe, io che il dono della sintesi non ce l'ho. spero per questa volta che basti quanto sopra a significare il mio entusiasmo.
una telecronaca emozionante, almeno quanto la partita.

non voglio tuttavia venir meno agli scopi istituzionali e pertanto aggiungo l'immancabile nota polemica.
le telecronache da valore aggiunto, si diceva, sono storicamente assai poco numerose.
bruno gattai, nei primi anni
le ziette tommasi-clerici
dan peterson, negli anni boston-los angeles
i grandi flavio tranquillo e federico buffa (i migliori di tutti)

come si nota, nel breve elenco non figurano nomi di giornalisti rai. vediamo perchè.
per il tennis la rai scelse guido oddo e giampiero galeazzi. poi ci fu ivana vaccari, dirottata anche sullo sci. nessuno di costoro ebbe mai la minima idea di quello che stava nondimeno cercando di spiegare.
per lo sci la rai scelse alfredo pigna (famoso proprietario di velieri) il quale dichiarò che prima di fare il telecronista di sci la neve non l'aveva nemmeno vista. il bravo alfredo è stato negli anni degnamente sostituito da quel genio di furio focolari (er ragazzo de borgata) e, nei tempi recenti, dal duo gobbo-de chiesa, nel quale è gobbo la personalità importante.
per l'automobilismo lo Stato elesse mario poltronieri (ambigua la storiografia circa il suo passato da pilota), con la collaborazione di autentici fenomeni: aurelio addonizio e lino ceccarelli. il secondo dei quali era uno che non riusciva nemmeno a parlare italiano. una specie di scemo del villaggio. oggi è uno dei capi. poltronieri, nella sua cabina ottusa, non ha mai capito cosa stava accadendo davanti ai suoi occhi. nella sua permalosa insipienza, mi ricorda l'attuale premier.
basket e pallavolo in appalto a volpi e lauro. onesti pedalatori.
e veniamo al piatto forte. il calcio.
ve lo ricordate 90° minuto? nessuno pensi che fu un caso. non era possibile. fu una scelta. i freaks. i freaks in casa vostra. una scelta geniale, non c'è che dire.
se la memoria non mi inganna la rai ci regalò i seguenti individui: marcello giannini da firenze, giorgio bubba e alfredo liguori da genova, tonino carino da ascoli, ferruccio gard da verona, luigi necco e salvatore biazzo da napoli, giampiero galeazzi e fabrizio maffei da roma, e dopo di essi donatella scarnati; cesare castellotti e beppe barletti da torino, e poi, sempre da torino il formidabile franco costa e poi carlo nesti; da bari franco strippoli, da pisa rolando nutini. e così via, insomma.
e la domenica sportiva. e carlo sassi. e nando martellini. e bruno pizzul. e civoli, cerqueti e tutti gli altri. non è il caso di proseguire.
anche sky fa abbastanza pena, quanto al calcio. caressa è impresentabile, compagnoni è volenteroso ma modesto, marianella ha una pessima voce e una dizione vergognosa per tutti i vocaboli che terminano in consonante, de grandis parla in romanesco, tecca è diligente ma insipido. salvo foroni e roggero, le seconde linee.
il peggiore di tutti però ce l'ha la7. il peggiore di tutti i peggiori:
paolo cecinelli.

si è fatto tardi, anche i miei lai son stanchi.
buonanotte.

martedì 7 agosto 2007

la defezione burocratica del negretto

oggi, en passant, mi piace ricordare la famosa frase di pippo marchioro, a proposito della squalifica di asprilla.

già che sono in vena, incollo il link al blog del grande vic a proposito di una delle cose più divertenti mai lette in rete.

L'uccello di Larry.

sabato 4 agosto 2007

david & mac

ieri sera sky ha trasmesso eraserhead e io me lo sono rivisto, solo, al buio, nel silenzio agostano.
come avrebbe detto truffaut, tutto lynch è in questo suo primo film. ed è vero.
una volta avevo una specie di fidanzata che a un certo punto, cedendo a lunghe mie insistenze, mi recapitò una poesia che aveva scritto anni prima. io, che ero giovane e innamorato, la trovai bellissima, nonostante contenesse cose tipo "cielo irreale". si chiamava "alba". e vabbè.
facile cadere nel luogo comune anche quando si fa della critica cinematografica.
eviterei dunque di parlare di film "ingombrante" o "disturbante" o di trama onirica o allucinata.
eraserhead è un film quasi inguardabile. è penoso, è faticosissimo. è quasi ridicolo.
la sua grandezza sta proprio in questo sfiorare il limite. nessuna trama, pressoché nessuna sceneggiatura, mostri, caricature, deformità, assurdità, orrori, sofferenze, sangue, morte.
come la grandezza di freaks sta nel suo splendido, umanissimo realismo, così tutto il fascino di eraserhead sta nella terribile, impossibile finzione. in entrambi i casi, così incredibile da essere vero.
lynch non ama "fare cinema", come invece amano tanto i registi italiani. lynch vorrebbe trasmettere senza rappresentare. la cinepresa è un impiccio, un ostacolo. le immagini dovrebbero arrivare da sole. lynch non vuole il nostro occhio, vuole la nostra mente.

all'una e mezza espn classics stava trasmettendo la semifinale degli us open del 1980.
mcenroe-connors.
mcenroe ha vinto al tiebreak del quinto dopo essere stato sotto 2 set a uno e un break nel quarto (il giorno dopo ha battuto borg in finale, ma questa è un'altra storia).
rivedere mcenroe è stato incredibile. non solo per la velocità di palla (inferiore di un terzo a quella di un qualunque match di oggi), né per la classe, che mi ricordavo, né per i tanti errori non forzati, che non ricordavo.
è stato incredibile perché ho visto l'unicità di mcenroe. egli è sul campo ma non c'è. è concentratissimo, ma nello stesso tempo, per lui, in lui non c'è niente al suo posto. nemmeno lui dovrebbe stare dove sta. e la palla, non bisognerebbe colpirla. quando mac colpisce la palla soffre, si vergogna, si violenta. lui desidera un ordine che nel tennis non c'è. per lui non ci dovrebbe essere che il campo, senza giocatori, senza palle. la sua stessa presenza è disordine. colpire la palla è per lui un gesto terribile, per questo cerca di farlo nel modo meno brutto, meno cattivo. per questo accarezza, per questo cerca la riga. a lui non interessa il fatto fisico, la gara, la competizione. lui è su un altro pianeta. è lì per giocare, e deve farlo, vuole farlo, ma soffre terribilmente, perché gli tocca colpire la pallina e magari non mandarla dove dovrebbe, dove è destinata ad atterrare, per legge naturale. il tennis è un fatto di violenza sulla natura, sulla perfezione armonica. per questo ogni gesto, potenzialmente così terribile, deve essere indirizzato a far meno male alla perfezione. qui è tutto mcenroe. tante volte butta di là una palla qualunque perché non ha il coraggio di esagerare, di fare tutto lui. vuole che anche il suo avversario, che pur detesta, si renda conto della missione che deve compiere. lo aspetta. vuole che collabori. se non lo fa, si sente costretto ad agire, con ancora maggiore stress.
per questo borg e mcenroe non erano nemici. borg era un maniaco come lui. connors invece, pur nella sua immensa classe, non capiva.
mcenroe si è sempre sentito incompreso. "non vedete come soffro?" sembra sempre dire il suo tennis. mcenroe compie gesti minimi. colpisce di controbalzo, anticipa senza senso, sempre prima. sfiora la palla con una racchetta accordata 20 kg in meno di tutti gli altri. ci mette meno forza e meno spinta di tutti. solo così può giocare. e nessuno lo capisce.
il grande mac. l'uomo solo nel disordine. un pianeta lontano.

venerdì 3 agosto 2007

il Capitano. c'è solo il Capitano


oggi mi è passato davanti un camion di una ditta di un paese in provincia di brescia che si chiama travagliato. immediatamente ho capito cosa dovevo fare. era il segnale.
ecco perché è stata data vita a questo bel blog.
perché dessi testimonianza di fede nel mio idolo.

giovedì 2 agosto 2007

il pesantone

stavo arrivando in istudio stamani alle 13 quando sono incappato in space trucking.
non è cosa di tutti i giorni sentire space trucking su radio 1. così sono rimasto come si dice sintonizzato.
finito il pezzo la deliziosa deejay che dio l'abbia in gloria si è messa a leggere una mail di un certo giorgio (letto giooorgiooo, con la o chiusa, come fanno a roma, simpaticamente) che se la prendeva con il rock progressivo. poi hanno messo the battle of evermore. poi la democratica deejay ha lasciato spazio alle mail di insulti a giorgio.
poi ero arrivato e ho spento la radio, anzi l'autoradio.

il punto è che non dobbiamo avere paura di fare la figura dei matusa. ben più d'una persona in vita mia (tutte persone, ahimé, di un certo orientamento diciamo politico) mi ha detto che criticare la musica di oggi perchè ci sembra brutta è proprio fare quello che facevano i benpensanti negli anni '50 quando si tappavano le orecchie col rock'n'roll, e poi negli anni '70 col punk e la disco music e poi negli anni '9o con la house e il grunge.
no.
non dobbiamo avere paura, non dobbiamo fare i buoni.
non dobbiamo contestualizzare, non dobbiamo relativizzare.
dobbiamo dire la verità: l'hip hop (credo che si chiami ancora così) fa cagare.
ognuno può dire quello che vuole del progressive rock, del glam rock, del soft rock, del free jazz punk inglese.
ma nessuno sano di mente può dire niente (di bene) sulla musica nera di oggi. che fa, irrimediabilmente, pena.

sì, è vero, sono pesante, sono pesantone.
e a proposito di pesantoni, non posso non richiamare ancora una volta il nome del Maestro che pochi giorni or sono è prematuramente scomparso. Maestro del quale ieri sera la raitre ha trasmesso uno dei tanti, tantissimi capolavori: la notte. con mastrone, jeanne moreau e monica vitti (tre mostri di simpatia). che belle quelle lunghe sequenze nella pigra milano d'estate. l'intellettuale stanco che si adagia sul letto e cerca conforto nella lettura, la moglie inquieta che si trascina per le strade deserte, indugiando a lungo contro i muri bianchi. le poche ma significative parole dette all'amico morente.

bello. sono crollato per ko tecnico intorno al 40° del primo tempo.
(prima di ieri mi era accaduto solo con il signore degli anelli)

invece stamattina presto, verso le 10, su fx c'era il trafficone, di quel maestro di bruno corbucci, con carlo giuffrè, enzo cannavale, lino banfi, gianni agus. c'è il frocio, quello che ce l'ha piccolo, il siciliano cornuto, il dottore con le infermiere mignotte, quella che si eccita con le parolacce. c'è tutto.
io non amo molto il progressive rock. non vado pazzo per i genesis, i caravan, i king crimson, i camel o gli yes. ma sono gente che sapeva suonare da dio e ha fatto la storia della musica.
non amo molto il cinema italiano anni '70. non vado pazzo per corbucci. è un cinematografaro de noantri, uno da buona la prima.
nondimeno,
meglio l'ultima canzone dei king crimson che qualunque canzone hip hop
meglio l'ultimo film de corbucci del primo di antonioni.
stop.