mercoledì 7 maggio 2008

jamaal wilkes da tre (su assist di nabokov)

uno dei pochissimi tratti comuni a tutte le puntate dei simpson è il percorso della narrazione.
tra noi umani c'è certamente qualcuno che agognerebbe integrare un profilo alla terrence malick, alla j.d. salinger, alla stanley kubrick, alla vermeer. nel piccolo, un autore di pochi ma profondissimi post.
io, seppur non torrenziale, non sono tra questi.
qualche giorno fa ho visto roberto calasso ospite alla trasmissione di fabio fazio. ciò che dà la dimensione del problema.
in ogni caso, l'ho sentito parlare di simenon. il giorno dopo ho cercato nella mia miserabile biblioteca e ho scovato un romanzo: "l'uomo che guardava passare i treni". presto eccitato dal risguardo di copertina, che definiva il libro "la punta più alta mai raggiunta da Georges Simenon nella sua sterminata produzione narrativa" l'ho preso e l'ho letto. così come l'ho preso e l'ho letto, non l'ho capito, e nemmeno tanto apprezzato.
comunque, adelphi si è assicurata tutta la sterminata produzione. a me di simenon piace il fatto che scrivesse e scopasse in egual misura. circostanza che, oltre alla passione dell'autore per la buona tavola, me lo rende simpatico a prescindere.

nel vedere, spero per la prima e ultima volta, almeno per il suo bene, il direttore editoriale e presidente di adelphi ospite in una trasmissione televisiva, non ho potuto non riandare col pensiero al pamphlet uscito qualche anno or sono contro la casa editrice ad opera di un uomo molto ignorante, bellicoso e orribilmente antisemita che si chiama maurizio blondet.
questi ha scritto un libello che si intitola "gli adelphi della dissoluzione" nel quale si scaglia contro adelphi accusandola di fomentare il degrado dei valori (il libro è gustosissimo: si passa dal complotto masso-giudaico a jodie foster).
ora, è ben nota la critica parruccon-accademica all'irrazionalismo reazionario, al tradizionalismo, al pensiero di sinistra non conformista che sostanzierebbe la linea editoriale della casa. nondimeno, per quanto mi riguarda, adelphi è l'unica casa editrice nei cui libri non ho mai trovato un solo errore di edizione. il che è già una gran cosa.
einaudi, per fare un esempio, da questo punto di vista è una vergogna. adelphi ha ottimi traduttori, ha in catalogo nabokov, guénon, nietzsche, burroughs, weil, puskin, faulkner, borges. sono abbastanza tranquillo.
ogni tanto poi scova qualche autore: richler, ad esempio, trovato al suo ultimo bellissimo libro e poi pubblicato a ritroso.
ecco, grazie a richler e a un suo libriccino ("on snooker", trad. "il mio biliardo") da qualche anno posso amare uno sport (che forse non è sport) nuovo: lo snooker. e quindi godo, come stasera, nel vedere ronnie o' sullivan che per la terza volta in carriera solleva la coppa al crucible.

il tutto mentre su skysport2 continuano le trasmissioni dei playoff nba e quelli della mia generazione sperano di rivedere la mitica finale boston-los angeles, avendo ancora in mente parrish, ainge, mchale e bird da una parte e magic, wilkes e kareem dall'altra.

1 commento:

FB ha detto...

con commento di dan peterson, ovviamente!