sabato 13 settembre 2008

l'età rurale

chi si rivolge scrupolosamente alla droga, all'alcool, al buon pastore, al santone, al libro dei miracoli lo fa, mi sembra evidente, perché non sta (molto) bene.

se uno stesse veramente bene, ovvero se possedesse la tanto desiderata pace interiore, se fosse capace di gestire e superare il dolore, se fosse in grado di vivere con gli altri in armonia e serenità, non avrebbe bisogno delle parole o delle pozioni taumaturgiche del dottor Tizio.
invece, per l'appunto, accade il contrario.

le librerie sono colme di testi su come "guarire", su come "migliorare".
le persone fanno cose cui, giustamente, faticano a dare un senso (il matrimonio, il lavoro, l'aperitivo, il sesso, la messa) e poi, nel buio della loro cameretta, si interrogano in silenzio, magari alzando supplici sguardi al cielo, magari recitando segrete preghiere, magari conferendo al diario il privilegio dei loro più intimi dubbi. i più intraprendenti, o vanesi, si affidano al blog.
l'industria cinematografica produce, da qualche tempo, filmoni campioni d'incassi che rivelano come qualmente la realtà non è quella che noi vediamo, ovvero che è in arrivo la fine del mondo.

l'orrore del vuoto è normalmente placato da aida yespica.

per chi non si accontenta, soccorre il Calmo Dottore.

l'uno, come l'altra, sono il problema, non la soluzione.

l'unica risorsa per l'uomo è il suo prossimo.

non so se mi sono spiegato.

Nessun commento: