venerdì 11 marzo 2011

c'era

una roba da film italiano, di quelli con mastroianni
le ho già scritte tutte, queste cose. e pazienza.
c’era Edoardo, che scriveva da dio, e che fu bocciato per due volte, e dovette mollare il ginnasio, ed era l’unico che avrebbe dovuto esserci, lì, era l’unico che sapeva scrivere, cazzo come scriveva. era un genio. e fu bocciato. chissà dov’è ora. non scrive libri, ed è un peccato.
c’era Armando, tanti anni prima, che era figlio di genitori anziani, e terroni, e lo prendevano tutti per il culo perché era bruttino e sfigato, e non giocava a pallone come gli altri e non mangiava con gli altri, e si vestiva strano, più strano degli altri. e piangeva, ogni tanto.
c’era Piero, che aveva un papà che lo portava in piscina, e lo faceva giocare a tennis, e ogni giorno gli dava la vita che avevano tutti gli altri, anche se lui non era come gli altri. c’era Piero che una sera d’estate si mise a suonare l’armonica a bocca, nel silenzio del giardino, fuori dalla finestra, e lo sentii cantare maledetta primavera, con la sua voce sgangherata, bavosa, impastata, e il suono di quelle note storte, tutte fuori posto, e le parole sbagliate e fuori tempo, e lui però era felice di cantare, per se stesso e per gli altri, e di suonare la sua canzone con l’armonica, e io sentivo il mio cuore battere male, era un’emozione troppo forte e mi veniva da piangere e non ci riuscivo, mentre lo guardavo di nascosto, tra i rami del glicine del mio balcone. e ancora adesso, maledetta primavera.
c’era Riccardo, con cui scrivevamo i nostri racconti a quattro mani, che si arrabbiava spesso, che aveva il senso del giusto, del bello e del vero, c’era Riccardo tante volte, tanti giorni, tante parole, tante immagini. Riccardo che c’è ancora e per sempre, in una vecchia videocassetta, mentre ride con me e con Massimiliano.
c’era Alberto, che aveva i maglioni lisi sui gomiti, che rideva col naso perché non voleva farsi beccare dai professori, lui che era al primo banco con me. ci volevamo bene, io e Alberto, ma non eravamo amici, troppo distanti. ci volevamo bene senza dircelo, non eravamo capaci. non ce l’ha fatta, anche per lui troppo dolore, e tanta incomprensione intorno a lui. sarebbe bastato poco, come sempre.
c'era Marco, che era talmente grande che ti sentivi in colpa tu per essere sano, e scriveva poesie, e aiutava tutti, e non faceva male a nessuno, mentre molti lo facevano a lui. c'è, sicuramente, ed è ancora grande.
c'era, c'è Francesco, che è incapace di fare il male, un angelo semplice, un cuore pulito, un'altra vita iniziata dentro una vita. un esempio.
c'era...

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