sabato 22 dicembre 2012

il corpo è elettrico, ma la spina è staccata

The sprawl and fulness of babes, the bosoms and heads of women, the folds of their dress, their style as we pass in the street, the contour of their shape downwards, The swimmer naked in the swimming-bath, seen as he swims through the transparent green-shine, or lies with his face up and rolls silently to and from the heave of the water, The bending forward and backward of rowers in row-boats, the horse-man in his saddle, Girls, mothers, house-keepers, in all their performances, The group of laborers seated at noon-time with their open dinner-kettles, and their wives waiting, The female soothing a child, the farmer's daughter in the garden or cow-yard, The young fellow hosing corn, the sleigh-driver driving his six horses through the crowd, The wrestle of wrestlers, two apprentice-boys, quite grown, lusty, good-natured, native-born, out on the vacant lot at sundown after work, The coats and caps thrown down, the embrace of love and resistance, The upper-hold and under-hold, the hair rumpled over and blinding the eyes; The march of firemen in their own costumes, the play of masculine muscle through clean-setting trowsers and waist-straps, The slow return from the fire, the pause when the bell strikes suddenly again, and the listening on the alert, The natural, perfect, varied attitudes, the bent head, the curv'd neck and the counting; Such-like I love- I loosen myself, pass freely, am at the mother's breast with the little child, Swim with the swimmers, wrestle with wrestlers, march in line with the firemen, and pause, listen, count.

Il corpo morbido e pieno dei neonati, il petto e il capo delle donne, le pieghe delle loro vesti, il loro stile mentre attraversiamo la strada, la loro sagoma dall’alto in basso, il nuotatore nudo in piscina, visto mentre nuota attraverso il trasparente verdebrillìo, o fa il morto e dondola silenziosamente avanti e indietro sul sollevarsi dell’acqua, il piegarsi ritmico dei rematori sulle barche, il cavaliere sulla sua sella, ragazze, madri, massaie che fanno le loro faccende, il gruppo dei manovali seduti a mezzogiorno con le loro gamelle aperte, e le mogli che aspettano, la donna che calma un bambino, la figlia del fattore nel giardino o nel prato, il giovane che sarchia il granoturco, il cocchiere che guida i sei cavalli della sua slitta tra la folla, la lotta òdei lottatori, due apprendisti, sviluppati, vigorosi, di buona indole, nati lì, su uno spiazzo vuoto al tramonto dopo il lavoro, gettati a terra giacche e cappelli, l’abbraccio di amore e di resistenza, la presa sopra la vita e sotto la vita, i capelli scompigliati che scendono sugli occhi e li accecano; la marcia dei pompieri nella loro uniforme, il gioco dei muscoli mascolini attraverso i pantaloni puliti e le cinture, il lento ritorno dall’incendio, la pausa quando la campana riprende all’improvviso a suonare, il loro tendere l’orecchio all’allarme, le naturali perfette varie attitudini, la testa piegata, il collo curvo e il contare; cose simili io amo - io mi abbandono, passo liberamente, sono al seno della madre con il neonato, nuoto con i nuotatori, lotto con i lottatori, marcio in fila con i pompieri, e mi fermo, ascolto, conto. 


da I sing the body electric, in Foglie d'erba, Walt Whitman


Mi fermo sempre, prendendo a pugni la mia tenace avversaria, a guardare i lavoratori. I manovali, gli artigiani, gli operai. A volte mi sorprendono e sono felice. Sono felice quando le loro mani e le loro parole palesano animi puliti, alti.  Molto spesso non è così.
Nel bellissimo Mac, di e con John Turturro, un signore sta costruendo un muretto di mattoni davanti a casa sua. Turturro ferma l'auto e lo osserva. Ne vede l'attenzione, la cura, la quiete, la bellezza.

L'altro giorno c'era, per la strada, una squadra di installatori di impianti satellitari. Udivo i loro suoni, vedevo i loro gesti. Mi sono fermato solo un minuto, perché non volevo che mi notassero, cioè non volevo che capissero che li stavo guardando, e ascoltando. Mi sono fermato e ci sono rimasto male. Come ci rimango male di fronte al commesso del supermercato, al muratore, all'idraulico.
E' più forte di me. Non riesco a non intristirmi di fronte alla rozzezza spirituale, allo slancio nel brutto.

Mi trovo di fronte a una equazione quasi sempre verificata. Una verifica ogni volta amarissima.

Immagino un muratore che con la cazzuola spiana la malta sopra il mattone, lavora sul bordo, liscia, rifinisce, e poi un altro mattone, con rigore e precisione. Lo immagino dopo il lavoro, dopo cena, a casa, sprofondare nella lettura di Walt Whitman, di Lucrezio. A un falegname, un uomo che possiede l'arte della carpenteria, durante la pausa pranzo, o la mattina, appena sveglio, piace, io lo so, la prosa meticolosa e lussureggiante di Vladimir Nabokov. L'artista ammira l'artista. Nella mia testa c'è - non c'è dubbio -  un tapparellista che non bestemmia, un uomo onesto, che insegna il lavoro al giovane apprendista, il lavoro che a lui è stato insegnato da un altro maestro, una catena sconosciuta di mani esperte che hanno tramandato i loro segni, le loro abilità. Nella mia testa c'è un idraulico che sa di matematica.

Invece i miei sensi percepiscono bocche rabbiose, mani sbadate, menti opache.

Io non sono tanto bravo con le mani. Rifiuto di pensare all'agilità della mia sinistra sulla tastiera come a qualcosa di minimamente significativo. Se mi avessero bocciato una seconda volta in quarta ginnasio mio padre avrebbe senz'altro mantenuto la promessa di mandarmi a lavorare. Non mi avrebbe salutato dottore in giurisprudenza. Sarei andato sul cantiere e avrei imparato qualcosa. Avrei corrotto i congiuntivi e avrei menato botte. E la sera avrei ruttato sul divano. Come faccio adesso.


mercoledì 19 dicembre 2012

il più bravo del mondo

votate lui.
votate lui, il più bravo, il più simpatico, il più intelligente.
lui, col suo eloquio travolgente, i calzoni che cadono, l'accento toscano, le mani svolazzanti, l'incontenibile carnalità, il delizioso e affilato gusto della provocazione.
lui che ha osato toccare il pacco di pippo baudo, lui che avuto il coraggio di tampinare raffaella carrà, lui che ha preso in braccio enrico berlinguer, lui che è salito sulle ginocchia di enzo biagi.
lui che a ritirare l'oscar c'è andato saltando sulle sedie, non camminando come tutti gli altri.
lui che ha mostrato che il grande regista è colui che è capace di fare ridere e piangere insieme, più toccante di Charlie Chaplin.
lui che ha lanciato attrici del talento di nicoletta braschi, in capolavori come il piccolo diavolo, il mostro e johnny stecchino.
lui che ha saputo sciorinare in un minuto, in diretta tv, tutti i sinonimi dell'organo genitale maschile e di quello femminile.
lui che ha interpretato un indimenticabile Pinocchio e un eterno Clouseau.
lui che ha recitato Dante come nessuno, facendo sembrare dei dilettanti Vittorio Gassmann, Carmelo Bene e Vittorio Sermonti.
lui che, finalmente, ha spiegato a tutti la Costituzione, anche ai professori (Tania Groppi, docente universitario, ha dichiarato di aver preso anche appunti per i suoi studenti - radiotre, oggi)

ma che ve lo dico a fa'? non serve tessere le lodi del più amato dagli italiani.

in Italia ci sono state, a mia modesta memoria, solo due persone che hanno avuto l'ardire di mettere in discussione il genio di roberto benigni. il primo è pino quartullo, regista e attore modesto, il quale ebbe la brillante idea di ironizzare sul nostro in un programma di raiuno, e dopo quella volta nessuno sentì più parlare di lui. il secondo è giuliano ferrara col suo foglio, sulle cui pagine improvvisò una campagna di boicottaggio contro benigni in occasione di un festival di sanremo di qualche anno fa, campagna che, come tutte le campagne di ferrara, non ebbe alcun successo.

io voglio lui, il roberto nazionale, alla guida del paese. lo voglio vedere tutti i giorni prendere in giro i politici e i corrotti, lui, cuore nero, buffone di corte, giullare del re, pagliaccio istituzionale. voglio vedere lui, la maschera a molla, la marionetta per adulti, il saltimbanco nazionale, il burattino dell'indignazione civile.

lo voglio sentire tutti i giorni, voglio sghignazzare a tutta strozza come tutti all'udire i suoi lazzi, le sue battute così originali su silvio berlusconi, il suo sarcasmo acre e pungente, la sua dialettica torrenziale, il suo slancio panico, la sua cultura vasta e profonda ma popolare e accessibile al tempo stesso,  il suo umanesimo universale, il suo viso sbarazzino, la sua risata fresca e argentina e la sua imprevedibilità romantica e fanciullesca.

voglio tornare bambino anche io e stupirmi e ridere e pensare che alla fine, il nostro mondo è un bel posto dove stare e la vita, sì, è davvero bella.

domenica 2 dicembre 2012

to do's / 2

svegliarsi, accendere la tv, guardare il telegiornale, andare al cesso, fumare, lavarsi, vestirsi, andare a lavorare, lavorare, tornare a casa, accendere la tv, cucinare, mangiare, bere, fumare, guardare la tv, spegnere la tv, spararsi.

sabato 24 novembre 2012

to do's

voglio riuscire a non andare mai a Londra.

venerdì 23 novembre 2012

johnny dorelli

l'altra notte ero sdraiato sul divano, col mio coprimaterasso che io uso come coperta, e stavo guardando un film con johnny dorelli che si chiama il mostro, un brutto film di luigi zampa, scarno e volgarotto e anche troppo scontato, per un film che non voleva esserlo. avevo un gran sonno, ma non riuscivo a dormire, e comunque volevo vedere il film. mi rigiro sul divano, cercando una posizione che non avrei mai potuto trovare, e improvvisamente mi accorgo di aver lasciato la porta di casa spalancata. mi spavento, perché temo che qualcuno sia entrato in casa e possa farmi del male. le luci sono spente, i lampi sconnessi della televisione molestano l'oscurità. mi avvicino alla porta e la chiudo. mi volto. dietro di me c'è johnny dorelli con una sedia in mano. mi si scaglia contro, cercando di uccidermi con la sedia. respingo come posso il suo attacco. la sedia ha le gambe di alluminio, come quelle che ci sono a scuola. johnny dorelli è molto aggressivo, violento. è determinato a finirmi. c'è una lunga colluttazione, durante la quale rintuzzo i suoi assalti. a un certo punto ci avvinghiamo l'uno all'altro. seguono rotolamenti, come Humbert con Clare Quilty. spossato, raggiungo il divano, dove continuo a vedere il film. johnny dorelli scopre, purtroppo, che l'assassino è suo figlio. lo perdona, avvinto dal senso di colpa. spengo la tv. nelle tenebre mi dirigo verso il letto. mi fermo davanti alla porta. è chiusa? sì. mi volto. dietro di me non c'è johnny dorelli.

giovedì 15 novembre 2012

non potest, qui iudex esse vult.


Alla radio ci sono le trasmissioni in cui è data la possibilità di intervenire agli ascoltatori.
Il tratto comune a tutti quelli che intervengono, su qualunque radio e in qualunque trasmissione, è che sono tutti dei deficienti assoluti.

Il che porta a due sole possibilità: a) tutti quelli che ascoltano la radio sono deficienti; b) tra coloro che ascoltano la radio, solo i deficienti telefonano. Io ascolto la radio, e non ho mai telefonato a una radio (anzi, l’ho fatto, una volta, adesso racconto questo fatto. Ero in bagno e mi stavo lavando, più o meno 25 anni fa. E sto sentendo una radio che avrei sentito solo quel giorno e poi mai più. Destino. C’è un conduttore che mette in palio un premio destinato al primo tra coloro che indovinano la parola mancante in una frase. La soluzione è molto semplice. Cominciano ad arrivare telefonate. Nessuno azzecca la risposta. Il conduttore insiste. Altre telefonate. Niente. La situazione diventa quasi imbarazzante. Nei piani della radio il tempo di assegnazione del premio avrebbe dovuto essere - si usa l'ausiliare avere se il verbo servile è seguito da essere- intorno ai 20 secondi, cioè il primo, massimo il secondo a beccare la linea. Altri interventi a vuoto. Il conduttore, che sta perdendo un po’ di verve, cerca di dare qualche suggerimento. Ancora acqua. A quel punto ci penso e dico non è possibile. Non so spinto da quali impulsi, prendo il telefono e chiamo. Sono in linea. Do la risposta. Il conduttore è sollevato, ha finalmente mollato il sacco a destinazione. Ritirerò il premio qualche giorno dopo. Mi ricordo una radio quasi casalinga, una lunga scala ripida. In un paese fuori Milano, dove non ero mai stato. E dove sarei andato, pochi anni dopo, a svolgere il servizio civile. Proprio lì, proprio in quel paese dove non ero mai stato, dove c’era una radio che non avevo mai ascoltato, una radio che presto avrebbe smesso di trasmettere, e dove ho vinto un premio perché ho risposto a una domanda. Tout se tient, mon vieux.) però non mi sento un deficiente assoluto, accidenti. Cioè il problema non è come nelle trasmissioni televisive che ce li mettono loro i concorrenti bifolchi così tu ti senti più intelligente e sei invogliato a partecipare, a vedere, a comprare i prodotti che passano nella “fascia”. Non è come nelle trasmissioni televisive che presentano esseri umani che si fanno umiliare da altri esseri umani pur di essere in televisione, si fanno umiliare in tutti i modi in cui un essere umano può essere umiliato, davanti ai pacchi, davanti a un cuoco, su una spiaggia. Alla radio la gente telefona spontaneamente, non sono scelti (c’è un piccolo filtro, ma giusto per scremare i pazzi che si sente subito che sono pazzi, perché io potrei anche essere un pazzo furbo e chiamare con voce calma e professionale e poi appena sono in diretta mettermi a bestemmiare. Questa è una cosa per esempio che non so come sia possibile che non accada mai. Mai nessuno che comincia dicendo salve sono paolo da roma e volevo intervenire sulla legge elettorale e poi giù una sequela di bestemmie orrende, prima di essere silenziato). La gente telefona e vuole, deve dire la sua intorno all’argomento. E tutto questo, non mi si dica per la celebrità. La radio garantisce un comodo e potente anonimato. Né per l’immortalità (sarei curioso di vedere gli archivi audio di una radio di medie dimensioni). Né, ovviamente, per una contropartita economica. Mi umilio, ma a pagamento, in tivù. Alla radio invece sono me stesso ed esprimo le mie opinioni.

Ed eccoci tornati al punto di partenza. Come è possibile che tutti i radioascoltatori siano così stupidi (perché, ragazzi, lo sono!)? e non venitemi a dire, babbini, che uno diventa stupido perché è emozionato. Dai, son cose che si capiscono.
Evidentemente la risposta è la b): telefonano solo i deficienti. Gli altri ascoltano la radio, cioè, spesso,  ascoltano persone deficienti che dicono cose deficienti. Ma se uno non è deficiente e non è, si presume, interessato a sentire persone deficienti, allora perché ascolta la radio? Non certo per sentirsi più intelligente, ciò che, quanto meno, è, potremmo dire, una gratificazione effimera. Perché spera, prima o poi, di sentir parlare persone intelligenti? Forse diamo troppa importanza all’intelligenza. Come all’amore. Dovremmo ristabilire le proporzioni, le gerarchie.
Però io una cosa voglio dire, visto che non ho tanta voglia di intervenire alla radio per dirla, e poi perché penso che se la scrivo qui, resta, diciamo, per sempre. E un domani se uno si vuole informare magari capita su questa pagina e trova la risposta alla sua domanda, o la confutazione alla tesi di cui è, ahimé, gelosissimo.
Ebbene, il fatto è che non commette reato un ottantenne che scopa una quattordicenne. Se essa è d’accordo, beninteso. E se l'ottantenne non è suo nonno. Se ne ha sedici, va bene anche il nonno.
Desidero riportare quello che ritengo un suffragio di qualche autorevolezza

Art. 609-quater.
Atti sessuali con minorenne.
Soggiace alla pena stabilita dall'articolo 609-bis chiunque, al di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che, al momento del fatto:
1) non ha compiuto gli anni quattordici;
2) non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l'ascendente, il genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest'ultimo, una relazione di convivenza. (1)
Al di fuori delle ipotesi previste dall'articolo 609-bis, l'ascendente, il genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, o il tutore che, con l'abuso dei poteri connessi alla sua posizione, compie atti sessuali con persona minore che ha compiuto gli anni sedici, è punito con la reclusione da tre a sei anni. (2)
Non è punibile il minorenne che, al di fuori delle ipotesi previste nell'articolo 609-bis, compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni tredici, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore a tre anni.
Nei casi di minore gravità la pena è diminuita fino a due terzi.
Si applica la pena di cui all'articolo 609-ter, secondo comma, se la persona offesa non ha compiuto gli anni dieci.

E' che non ne posso più, anche se ormai siamo alla fine, di sentire parlare gente che se la prende con Berlusconi “perché va a letto con le minorenni”. In realtà non ne posso più di ascoltare o leggere le parole di gente che se la prende con Berlusconi. Lo trovo incredibile. E ogni tanto mi tocca pure di incontrare la Boccassini in tribunale. Che non è nemmeno una delle peggiori, a voler essere onesti. Nel senso che alla fine si occupa di queste cose qua, del premier che fa i festini con le mignotte vestite da suore, e va bene, spende i soldi (la Boccassini) dello Stato, mette in piedi il baraccone, ore e ore di intercettazioni, polizia giudiziaria, faldoni, udienze, testimoni, quintali di carta e di materiale, tutto inutile perché Mister B. non ha commesso alcun reato, ma appunto pazienza, ci sono tanti funzionari pubblici che sprecano i soldi della Pubblica Amministrazione, come i sindaci che investono sui derivati e fanno perdere miliardi ai comuni e poi io devo pagare l’area C e le multe e va bene, non è una delle peggiori, sono peggio quelle che pronunciano provvedimenti in materia di stato e famiglia, quelle, o quelli, che decidono realmente della vita di altre persone, tutti i giorni, decidono della vita di altre persone. Lo scrivo un’altra volta. Decidono della vita di altre persone. Quelli sono pericolosi. E lo sono perché non lo sanno, quello che fanno. Non solo. Si annoiano. Sono stanchi. Troppi fascicoli. Troppi avvocati. Troppa roba da leggere e da scrivere. Comprano la focaccia, prendono la bici, fanno i papà e le mamme, a cuor leggero, e la notte, otto ore di sonno saporito.
No, non va tanto bene.
Perché, come dice il mio amico U., parafrasandomi: chi vuole essere giudice non può essere giudice.

Quanto al premio, il premio era una confezione di prodotti per l’igiene personale.  
La risposta era “sfera”.

lunedì 22 ottobre 2012

anche la testa umana

stamattina ho pensato che ti dicono che devi ragionare con la tua testa. me lo sono detto anche io, devo ragionare con la mia testa.
poi ho pensato ma qual è la mia testa?
che cos'è la tua testa?

venerdì 5 ottobre 2012

il senso dell'esistere

svegliarsi dopo un terribile incubo per rendersi conto che tra poco sorgerà il sole.

avrei dovuto

avrei dovuto..., disse l'uomo.
quindi, opportunamente, morì.

mercoledì 29 agosto 2012

il direttore scrive

per me il post precedente, quello con i teletubbies, era bellissimo. epperò non è piaciuto a nessuno.
io non capisco.

venerdì 24 agosto 2012

uscire dalla crisi

Il presidente della Francia, François Hollande, nella foto,


ha dichiarato che serve uno sforzo per mantenere gli impegni.

Con lui si è schierata subito la cancelliera tedesca Angela Merkel, che vediamo nella foto,


la quale ha invitato la Grecia ad andare avanti con le riforme.

In Italia, è intervenuto sul delicato tema della crisi il presidente del consiglio Mario Monti (foto sotto)


appena rientrato dalla breve vacanza in Isvizzera. Monti ha dichiarato che ormai si intravvede la fine della discesa.

Il presidente dell'Italia, il napoletano G. Napolitano (v. foto),


ha espresso soddisfazione per il lavoro sin qui compiuto dal governo e si è detto "estremamente fiducioso per il futuro". Con l'occasione, Napolitano ha passato in rivista alcuni corpi scelti dell'esercito, tra i quali militano atleti olimpici, ringraziandoli per il "prezioso contributo fornito al Paese".


serie A 2012-2013

per me, e mi assumo tutta la responsabilità di quello che dico, il milan quest'anno si salva.

giovedì 23 agosto 2012

23 agosto

quello che non succede
è incontrare chi comprende l'imbarazzo.
quello che non giunge
è l'abbraccio che non hai chiesto.

il molteplice non interessa
la complessità annoia
ormai dirigo ogni mio gesto, ogni mia parola, ogni mia molecola disponibile verso un'erezione, una penetrazione, un'eiaculazione.



giovedì 16 agosto 2012

alla ricerca degli engram


quando avevo 14 anni ne dimostravo 10. non ci credeva nessuno che avevo l'età che avevo. pensavano li prendessi in giro. dovevo tirare fuori i documenti. i miei genitori, dopo aver fatto la parte dei tranquillizzatori, cominciarono a temere e mi portarono ad un centro per la crescita. la diagnosi fu che avevo le ossa di uno di 12. è così anche adesso. non ci crede nessuno, a vedermi, che ho 44 anni. 45, tra un mese. ne dimostro 30. la verità è che avevo 14 anni solo per l'anagrafe. per tutto il resto, 10 era giusto. forse anche 8.

una volta fui rimandato in latino. a settembre mi presentai allo scritto ma come al solito ero completamente sfasato e mi sedetti a fare la versione insieme a quelli di quarta ginnasio, mentre ero in prima liceo. in effetti non riconoscevo nessuno dei miei compagni. se ne accorse una prof che mi disse guarda che la tua classe è dall'altro lato della scuola.

mi piaceva una mia compagna di classe. una volta ero in giro con lei e una sua amica, che è mia amica ancora oggi, e non so come ci venne l'idea di comprare un frisbee e andare a giocarci al parco sempione. dopo pochi minuti, nel tentativo di raggiungere il frisbee, andai a finire con la faccia contro un albero.

una volta ero a sciare con la scuola e finii con la faccia contro un albero, ma non per nostalgia di quell'altro.

quando ero in quarta ginnasio feci la conoscenza di san firmino. nei mesi successivi fui il bersaglio di alcuni ragazzi di qualche anno più grandi, in particolare di un tizio che aveva addirittura la barba (che a me non cresce neppure oggi). un giorno questi sfondò con calcio e connessa capriola (un bel gesto, bisogna dire) la porta della classe e urlò, rivolto alla prof di lettere: "vogliamo lui". e la prof mi disse: "vai pure, vai". è successo veramente.

quando andai ai "tre giorni", le visite per l'attitudine al servizio militare, tutti si stupirono della mia idoneità. ricordo che invece io ero orgoglioso di avercela fatta. un sentimento comprensibile, ma non per questo meno orribile.

quando le mie compagne di classe del liceo stesero la classifica dei maschi, seppi da un amico, con una discrezione che tutto sommato apprezzai, di essermi piazzato all'ultimo posto.

all'università, le prime settimane del primo anno le aule erano gremite. un giorno ero seduto con alcune mie amiche, già compagne di classe al liceo, e poco prima che iniziasse la lezione mi arrivò un bigliettino da una sconosciuta, qualche fila più in alto, che diceva "mmm come sei bello, mi piacerebbe baciarti, toccarti...". l'aula 208 quel giorno conteneva circa 300 persone. ma quella (so che non eri sola) scelse di umiliare proprio me. non riuscivo a credere a tanta disgrazia. all'epoca, tra l'altro, ero disperatamente vergine.

qualche anno dopo stavo scrivendo la tesi. come al solito ero trafelato. dovevo recuperare un testo nella biblioteca di un altro istituto. arrivai due minuti prima della chiusura. l'impiegata mi disse: "sei fortunato". poi mi guardò meglio e aggiunse: "sei più fortunato che bello". ancora oggi non ho capito perché lo disse.
in relazione ad entrambi gli ultimi due episodi, ho tuttavia sempre trovato un che di sublime nella cattiveria gratuita che mi fu inflitta. il tocco del diavolo, dono inatteso anche per il donante, ustiona e lusinga. Merci, Monsieur Opale.

una volta ero in francia a sciare. io e mio fratello ci trovavamo su un'ovovia con altra gente. a un tratto due ragazze si misero a parlare. erano italiane. pensando di non essere capite, andarono a ruota libera. una disse all'altra che sfiga, io volevo prendere quella dove c'erano quei due fighi, invece ci sono capitati questi due, che sono brutti. per dare a cesare, specifico doverosamente che mio fratello è bello. ma il giudizio era corretto: mezzo bicchiere di liquido rancido e mezzo di liquido buono fanno un bicchiere di liquido rancido.

una volta a una festa cercavo di corteggiare, con la mia simpatia, una ragazza che aveva due bellissimi occhi. dopo qualche minuto mi disse vado a prendere qualcosa da bere, tu resta qui, mi raccomando.

restai.

mercoledì 15 agosto 2012

rotta su vega

sto leggendo virginia woolf. la traduzione è di maura del serra. mi documento in rete: sembra un gigante. scopro, con tristezza infinita, che a un certo punto della sua vita è diventata vegana. io una volta ce l'avevo a morte coi fumatori e adesso fumo con regolarità. adesso divento vegano anche io, che mangio carne tutti i giorni e spesso due volte al giorno. divento vegano anche io e poi voto l'italia dei valori. voto beppe grillo, vado a messa, smetto di bere, smetto di scopare, smetto anche di farmi le seghe, mi metto le ciabatte anche io, le ciabatte infradito e poi giro anche io per milano con quelle, ci vado a fare la spesa con la massima nonchalance. poi metto gli occhiali da sole, anche se piove e anche se è buio. faccio anche io come gli altri: metto le magliette con le frasi spiritose scritte sopra, metto le cose di marca, bevo il caffè la mattina, mi taglio i capelli dal parrucchiere, come fanno tutti, compro la verdura e me la mangio e dico mmm quant'è bbuona la verdura, e come fa bene! come dicono tutti. e poi bevo tanta acqua, due litri al giorno, che fa bene anche quella. smetto di mangiare dolci e fritti e cose grasse, smetto di bere bibite gassate, mi abbronzo. vado a votare e voto l'udc, voto il pd. e poi lo dico, che voto il pd, e poi mi compro la bici e vado in ufficio in bici e mi faccio vedere da tutti, con i miei infradito di marca, gli occhiali famosi, la verdura non ogm e la bici scrausa. esco la sera, vado anche io a teatro a vedere qualche attore italiano, vado ai concerti, vado a ballare, vado al cinema, in un multisala, a vedere un bel kolossal e poi dico carino belli gli effetti speciali, vado nei locali dove la gente incredibilmente mostra di apprezzarmi perchè anche io sono vestito alla moda e ho le cose giuste addosso e allora faccio conversazione e rido e scherzo e mi diverto e passo una bella serata. poi ricevo la visita di uno che mi dice hai visto com'è facile? e dal giorno dopo tutto è ancora più facile e svegliarsi la mattina è un piacere, e le cose che dico tutti le capiscono subito e ho tanta voglia di fare. e vado avanti così per anni, sciolto e disinvolto, visto e piaciuto, salvo le foche, lotto sui binari, pago le tasse, mi impegno nel sociale, viaggio, vado in palestra, twitto, trovo tanti amici, smetto di fumare, smetto di ruttare, smetto di tenere al milan. poi un giorno torna a trovarmi il tizio che venne quella sera e mi dice ti trovo bene e io gli dico sì, mi piace, mi piace tutto questo e lui mi risponde: "si, eh?"

martedì 14 agosto 2012

i figli di Nabokov

a catania, diciamo immediatamente intorno a catania, sono sorti, negli ultimi dieci anni, i seguenti centri commerciali, uno più grande dell'altro, come vuole la tradizione: le porte di catania, centro sicilia, etnapolis, katanè, le ginestre, i portali.
tutto questo inscritto in un contesto che vedeva già dai dieci anni precedenti l'esistenza del più grande polo commerciale della sicilia, cioè il paese di misterbianco, collegato a catania come sesto san giovanni o corsico lo sono a milano, nel cui territorio si trovavano, come si trovano ancora, centinaia di capannoni deputati alle più svariate attività: abbigliamento, calzature, giocattoli, elettrodomestici, alimentari, arredamento, articoli sportivi, bricolage, ecc.
all'interno di ciascun centro commerciale, come tutti sanno, ci sono sempre gli stessi negozi: le valigerie, le profumerie, i negozi di abbigliamento, il grosso venditore di elettrodomestici e affini, l'ipermercato (auchan ne può contare ben tre - i francesi sono parecchio aggressivi, se aggiungiamo anche decathlon e leroy merlin, pure presenti), il negozio di giochi per xbox ps3 e wii, la ristorazione, e così via. tutto in franchising. ogni tanto qualcuno va male, chiude, e dopo un mese al suo posto apre un altro. come i pesci nell'acquario. finché si desidera l'acquario.
quando vado in questi luoghi, per un motivo o per l'altro, osservo le persone che vi si muovono.
le osservo da tempo, senza grosse pretese antropologiche.

ebbene, succede che sto leggendo le memorie dell'infanzia di nabokov ("Parla, ricordo", Adelphi) ed ecco che, più o meno a pagina 250, sono catturato da un pensiero.
nabokov era figlilo di nobili, ricchissimi. a 9 anni parlava e scriveva correntemente in tre lingue (russo, inglese e francese). nella sua casa, ovunque essa fosse (giacchè la famiglia era solita spostarsi tra le varie residenze), si succedettero governanti e precettori russi, francesi, polacchi, inglesi, scozzesi. ebbe due fratelli e due sorelle. nel 1917 i bolscevichi suggerirono ai nabokov l'esilio e da lì fino alla morte egli visse da emigrato, insegnando e scrivendo.
comodo fare l'intellettuale quando hai a disposizione una vasta biblioteca, carrozze, campi da tennis e insegnanti privati.
invece no. non è così. non c'entra niente la letteratura con la vasta biblioteca e il precettore multilingue.
la letteratura non ha niente a che vedere col censo, con la scuola, con l'obbligo di studiare.
l'unico problema che esiste al mondo è la fame. tutti gli esseri umani devono avere un pezzo di pane e un poco di acqua. in realtà tutti potrebbero serenamente vivere mangiando, in misura diversa a seconda delle condizioni del luogo e del clima, cereali, frutta, verdura, coniglio, pollo e pesce. e bere acqua. comunque, siccome oggi questo non accade, perché c'è ancora gente che muore di fame, il problema da risolvere è questo.
se ne parla, lo so. ma si parla anche, e molto, di una cosa che chiamano accesso alle risorse.
questo non è un problema. accesso alle risorse significa pane e acqua per tutti. acqua e cereali, frutta, verdura, coniglio, pollo e pesce. risorse presenti sulla terra e presenti per tutti. non significa accesso all'istruzione superiore, ai beni di consumo.

quando tutti hanno da mangiare, l'unico povero è il povero di risorse intellettuali.
e questa povertà è incancellabile.
se dai un libro a 100 persone, la maggior parte di esse non lo leggerà, o se lo leggerà, non ne ricaverà alcun nutrimento, alcun beneficio, alcun lampo.
il figlio del pastore avrà comunque il suo lampo, il suo brivido lungo la schiena. in un modo o in un altro (la pagina di un settimanale abbandonato, il regalo di una vecchia zia matta, il quotidiano che avvolge un ceppo), si troverà prima o poi di fronte alla vertigine provocata dall'impudico accoppiamento di un nome con un aggettivo, perdutamente avvinghiato dalla spirale di un verbo, dovrà fare i conti con il profondissimo mistero di un'immagine scaturita dalla bizzarra comitiva di una manciata di vocaboli, un mistero che lo stordirà e lo condannerà per la vita.
per quanto destinato a una vita da pastore, da garzone, ti capiterà prima io poi in mano un brandello di qualcosa di scritto. e quando tuo padre ti costringerà a seguirlo per i monti, all'alba, o in negozio, o per strada, quando ti rimprovererà perchè non hai voglia di seguirlo, e ti frusterà quando scoprirà che hai speso quei due soldi per un libro, tu non potrai fare a meno di prenderti quelle frustate, quelle botte, con la tragica certezza che l'esperienza si ripeterà perché dovrai comprare, rubare, prendere a prestito un altro libro.

il problema non è nemmeno che non tutti gli umani possono o non possono avere un ipad, un ipod un cellulare o un'auto. il problema è che se cento persone hanno un ipad o possono navigare in internet, uno userà questo strumento per leggere alda merini o francois villon, gli altri 99 lo useranno per chiacchierare, giocare a poker online, scrivere cose inutili come quelle che sto scrivendo io.
una volta i figli dei ricchi andavano a scuola e i figli dei poveri no. così i figli dei ricchi leggevano libri e i figli dei poveri no. adesso i figli dei ricchi e i figli dei poveri vanno tutti a scuola. ma i figli, dei ricchi e dei poveri, non sono diventati migliori per questo motivo rispetto ai loro nonni. i figli di oggi vanno nei centri commerciali, ammassati come bovini senza il nastro trasportatore e la scarica elettrica, senza sapere che cosa fanno perchè lo fanno. tutti costoro hanno un cellulare e un motorino. ma il motorino lo usano per fare avanti e indietro per la strada. il cellulare per scrivere messaggi insulsi ad altre persone insulse. hanno accesso alle risorse ma non sanno cosa farsene. questo è il problema.
qualunque accesso alle risorse non risolve il problema che le risorse non servono a chi non sa riconoscerle, ovvero in altre parole vanno sprecate. questo spreco è un fattore importante, dal punto di vista anche solo squisitamente macroeconomico.
quando l'accesso alle risorse (libri) era limitato, c'è sempre stato quello che tale accesso non avrebbe dovuto avere e invece l'ha trovato per conto suo. così come deve essere.
l'accesso alle risorse ha generato il consumatore, lo zombi.

essi vivono.


svizzera tre

Alla fine sono andato a Lenzerheide, su suggerimento di una gentile impiegata del centro svizzero di piazza cavour. Bello, meta di turismo all swiss, molto costoso come quasi ovunque lassù. Ho ritrovato il silenzio su un alpeggio semisconosciuto, tra animali quasi di fantasia, e ho perduto il fiato in cima al Rothorn. E' il terzo anno consecutivo: due giorni di svizzera. Mi sono svegliato all'alba, nell'odore del fieno. Un vecchio portava un recipiente per il latte che avrebbe munto e poi trasferito sul banco della nostra colazione. Sono sceso sul terrazzo, vergognandomi del pretesto di una sigaretta, per dire a me stesso parole senza senso, tra belati, nitriti e muggiti. Ho giocato a pallone con un ruvido bimbo tedesco senza un dente. Ho sollevato, con un medico, una signora novantunenne caduta durante una passeggiata in discesa. Ho conosciuto la proprietaria di un albergo, già nota esercente in articoli sportivi in St. Moritz, che a causa (pare) di un caffé si era fatta la cacca nei calzoni (bianchi). Ho visitato la chiesa di Zillis, il cui soffitto, comunque la si pensi, merita di essere ricordato. Ho preso un frappé alla vaniglia in un albergo che è anche un centro di osservazione dei capricorni, cioè degli stambecchi. Ho guardato gli occhi e la bocca di mio figlio di fronte alla sua prima funivia, e a bordo del suo primo canotto a remi. Ho preso contatto con il romancio. Le persone sono molto gentili, ma mangiano alle sei di sera.

lunedì 13 agosto 2012

sarebbe ora dei russi

e allora è fallita anche windjet.
come dice la Paula, l'Italia è lunga.
afferrare la realtà oggettiva è sempre, per i più, l'esercizio più difficile. è abbastanza evidente (dovrebbe esserlo) che in un territorio molto più lungo che largo, il problema è configurare mezzi di trasporto che siano in grado di coprire la distanza, nel miglior modo possibile. parliamo di merci e di persone. le quali, entrambe, si spostano. finchè non si tornerà alla civiltà rurale.
il ponte sullo stretto non si farà mai, attribuendo a mai il valore di almeno 50 anni. lascio perdere ogni discorso intorno all'autostrada.
in sicilia si va con l'aereo. io ci vado con l'aereo, di solito. ma ci sono andato diverse volte e con il treno e con l'auto. diciamo che l'aereo è più comodo e, fino a pochissimo tempo fa, anche più conveniente dal punto di vista del portafoglio.
ebbene, dieci anni fa su catania volava il triplo delle compagnie che volano oggi. questo è un dato. dal 1999 ad oggi in sicilia ho volato con alitalia (la mia preferita), myair, air europe, volare, air sicilia, meridiana, windjet, easyjet (la peggiore compagnia del mondo). oggi sono rimaste alitalia e easyjet (meridiana non conta più). la prima è il baraccone succhiasoldi di stato, che dalla sua ha gli slot (infiniti), la flotta (immensa) e il potere contrattuale (assoluto). l'altra è una compagnia di figli di puttana.
se io fossi un siciliano (ovvero se fossi uno che si deve occupare della cosa pubblica), visto che in sicilia si arriva con l'aereo, cercherei di fare in modo (non so come, ma questo sarebbe il mio primo obiettivo) che in sicilia arrivassero più persone e più merci nel più breve tempo possibile. visto che la siderurgia in italia non interessa più, la manufattura è in declino e il petrolchimico avvelena chi ci sta vicino, visto che forse qualcuno ha capito che le automobili con il marchio fiat non le vuole più nessuno perché fanno cagare, e fanno cagare da sempre solo che se ne sono accorti ora, anzi se n'erano accorti anche prima ma prima c'erano stati gli aiutini di stato, tipo la cassa integrazione fatta pagare all'inps, o gli incentivi, o il bonus rottamazione, insomma tutte quelle belle iniziative che lo stato ha preso per salvare la fiat che faceva macchine di merda e continuava a farle e però non si poteva non aiutarla, povera fiat, anche perchè altrimenti cosa avrebbero detto poi di noi, e i grandi e famosi e indipendenti giornalisti italiani che hanno sempre mangiato nel piatto della fiat dicevano che era infatti giusto salvare la fiat e aiutarla, povera stella, perchè l'importante, per lo stato italiano non è mai stato salvare l'industria, la manufattura e l'agricoltura, anche se erano di prim'ordine, al nord la prima, al centro la seconda e al sud la terza, l'importante era salvare la fiat, era quello che contava e che ha sempre contato, ecco, visto che non c'è più nulla, in italia, non c'è più manufattura, non c'è più industria, non c'è più agricoltura, visto che c'è rimasto il turismo, almeno aiutiamo quello.
aiutiamo i russi a venire in sicilia. gli americani, gli arabi, gli inglesi e i tedeschi. se il fossi il governatore (che bella parola, governatore) della sicilia, mi occuperei di questo, visto che le casse della regione sono un po' vuote e la corte dei conti pare abbia detto che forse c'è un po' di decozione, appena appena, forse perchè la sicilia ha assunto decine di migliaia di persone alle quali dà uno stipendio ma non sa cosa fargli fare, perchè in effetti non c'è più molto da far fare alle persone se decidi di dismettere l'industria, la manufattura e l'agricoltura e l'unica cosa che puoi fargli fare è dargli un posto (con la speranza di un voto) nella pubblica amministrazione, a prescindere dalle mansioni: su quelle poi si vedrà. visto che il ponte sullo stretto non si farà mai perchè non possiamo far perdere il posto di lavoro a quelli che lavorano al porto e, nello stesso tempo, bisogna cercare di non fare perdere l'orientamento ai pesci; visto che l'autostrada è complicata per via delle montagne calabresi, che l'alta velocità per il treno è sempre un problema, andiamo per le vie aeree. un'ora e mezzo di volo e sei in sicilia.
catania è stato, negli ultimi dieci anni, il terzo scalo italiano per voli e passeggeri. dopo milano e roma. eppure adesso atterrano molti meno voli. non è proprio un dato insignificante.
il dato non insignificante tuttavia non interessa. quello di cui parla ogni giorno il 24ore, e con esso tutti i giornali e i telegiornali, è il calo delle vendite nel settore auto.
in particolare, pare che la fiat non venda più come una volta.

venerdì 27 luglio 2012

fate presto

a togliervi dai coglioni.

domenica 1 luglio 2012

il mago houdini e altri film che ho rivisto oggi

il mago houdini (george marshall, 1953)

il giovane houdini, dopo aver vinto una sfida per aspiranti artisti dell'evasione, riceve una profezia di morte: un vecchio mago gli racconta di un collega tedesco che tentò un esperimento, fallito il quale non fu più lo stesso e si perdette. vede per houdini una fine ancora più tragica e lo ammonisce a non proseguire. houdini ne resta ossessionato. dopo anni di ricerche e di lettere ritornate al mittente, viene ricevuto in casa del mago tedesco dal suo assistente. il mago è appena morto, ma ha lasciato a houdini un modellino del suo tentativo. l'ossessione assume le forme di una pagoda, nella quale houdini finalmente incontrerà il suo destino.

è un'altra versione dell'uomo obbligato a inseguire la sorte. un luogo comune del cinema americano, come l'uomo braccato per il delitto che non ha commesso o il veicolo in corsa che sfonda la cancellata.
vidi il film una volta sola, da bambino, e ne fui sconvolto. la morte di un mago non è nell'immaginario di un bambino. mi ricordavo molto bene la scena dell'ultimo (fatale?) esperimento e quella, claustrofobica, sotto i ghiacci. mi ricordavo pure, incredibilmente, del delizioso, nebuloso finale, un raro esempio di understatement, per l'epoca e per il genere.


brama di vivere (vincente minnelli, 1956)
gli ultimi, disperati anni della vita di van gogh. uno strepitoso kirk douglas rende il suo omaggio - postumo, come tutti - ad un artista la cui sensibilità lo costrinse ad andarsene dal mondo. il regista ha provato a fotografare i luoghi delle tele e a riprodurli per il cinema insieme con esse. l'operazione non emoziona, ma resta comunque una prova curiosa e affascinante e il film è poco hollywoodiano abbastanza da restituire, per altro verso, un profilo umano vicino all'originale. un bel film, anche per chi conosce già la biografia del genio del colore (magari avendo letto, oltre le celeberrime lettere, il bellissimo libro di giordano bruno guerri). c'è anche anthony quinn, attore che non mi è mai piaciuto, che interpreta un gauguin villano e manesco. dev'essere una questione di fisicità: anthony quinn fa sempre la parte del buzzurro, tutto sangue e carne, come spencer tracy, che se la tira in tutti i film, o steve mcqueen che fa sempre l'eroe solitario e quello che le donne gli cadono ai piedi a prescindere e lui non le caga neanche. dei tre, gli ultimi due sono quelli che proprio non riesco a vedere.

quasi famosi (cameron crowe, 2000)
crowe ha forse consapevolezza del suo non grande talento. è uno di quegli artigiani alla ron howard, bravi e ogni tanto capaci di qualche tocco leggero. il film è in buona parte autobiografico.

pazzi, pupe e pillole (frank tashlin, 1964)
capolavoro assoluto. tashlin ha diretto alcuni dei più bei film con jerry lewis. qui la sua comicità è a un livello apicale, punteggiata da momenti di autentico surrealismo (e una delicatissima critica, qualche anno prima di obama, al sistema sanitario americano). peccato per il titolo italiano che fa scempio dell'originale.

mare dentro (alejandro amenàbar, 2004)
un capolavoro. amenàbar è un grande regista. confrontare apri gli occhi di amenàbar con vanilla sky di cameron crowe.

la patata bollente (steno, 1979)
indecente. non me lo ricordavo così brutto. una macchia imbarazzante nella filmografia di steno - e ho detto tutto. se il senso del film, quello diciamo per i pochi, stava nella critica al sentire omofobico ben integrato nel pensiero unico del partito comunista italiano, diciamo che si poteva fare decisamente di meglio. se si trattava di sfruttare la verve comica di pozzetto, pure. per le belle tette della fenech, ogni occasione è buona.

lunedì 25 giugno 2012

morto, e morto ancora


sei partito dal paese e hai lasciato tutto. per te era niente. era la povertà. non c’erano scarpe, non c’erano cure, non c’era tanto da mangiare.
sei andato a scavare sotto terra, all’inferno. respiravi la polvere, al buio, in una fornace, ogni giorno. giorni senza sole, senza cielo.

sei andato là, a trovare la morte, per permettere a me di vivere meglio.
di vivere una vita elettronica, tecnologica.
adesso con il mio coso posso parlare con l’america, mandare messaggi in australia e ricevere risposta in un secondo.
posso vivere una vita di aperitivi, ristoranti, automobili, oggetti, viaggi. la vita da bestia che hai fatto, tu con i tuoi compagni là sotto, è servita a noi per costruire case, strade, ospedali, tribunali. è servita a costruire macchine che hanno permesso di lavorare meglio, di morire meno, di vivere di più. queste macchine hanno salvato mani, polmoni, occhi. poi hanno costruito occhiali da sole, così le persone evitano di guardarsi in faccia; hanno costruito i tribunali, che consentono alle persone di farsi del male, grazie alla legge; hanno costruito gli ospedali, che obbligano i dottori ad aprire le pance; hanno costruito le case, che ci permettono di isolarci, di picchiarci, di andare in un ufficio a fare dei debiti per tutta una vita solo per averle, queste case.

se tu fossi ancora vivo ti direi, se potessi, che la tua morte ha pagato non solo i miei aperitivi, il mio benessere, ma anche qualcos’altro.
ha comprato il tuo paese, quei muretti bassi a secco, quella piazzetta assolata, quegli ulivi, quel ruscello, quelle chiacchiere fuori dal bar, quell’asinello, quel mulino. li ha comprati, e li ha distrutti.
e io non riesco a non pensare che il coso con cui scrivo queste parole toglie risorse da un’altra parte.

e allora, mentre mi scoppia la testa pensando alla tua morte, mentre ti piango e scrivo, so che mentre scrivo, ogni volta che scrivo, e proprio perché scrivo, io uccido qualcuno.

sei morto per me, essere umano sconosciuto, e io ti uccido un’altra volta

domenica 17 giugno 2012

misurarsi


c'è scritto scoreggiato da pim alla fine di ogni post. perché di questo si tratta.
ho abborracciato alcune critiche cinematografiche, qua e là nel tempo, su questo blog. quando le rileggo, non ho sempre il desiderio di cancellarle vergognandomi di me stesso. solo a volte.
per esempio ho recensito, per dir così, l'ultimo film di moretti. e l'ho fatto da cani. diciamo che sono stato all'altezza dell'opera. avrei potuto recensirlo meglio, ma a questo punto penso di far parlare qualcun altro.
quando si affrontano temi "alti" ci si misura, necessariamente, con chi questi temi ha già toccato.
temo di aver avuto ragione quando ho detto che non è rimasto più molto da dire.
il film è del 1940.


lunedì 4 giugno 2012

universo Indica

infiniti universi che non ci sono mai stati.
c'è questo. c'è questo mondo qui, con questi mezzi di trasporto, questi corpi, queste facce, questo cibo.
ci sono persone le cui vite hanno un impatto, sul pianeta, diverso da quelle di altri.

sono da tempo persuaso che l'arte, mi si perdoni il termine, sia l'unica variabile indipendente.

credo, a differenza di altri con i quali mi sono confrontato sul punto in passato, che l'uomo sarebbe arrivato comunque a scoprire il fuoco, la ruota, il ferro, l'acciaio, la stampa, la relatività ristretta, internet. magari ci avrebbe messo meno tempo, magari di più. il maggiore o minore tempo sarebbe dipeso dalle vite delle persone che queste scoperte, o conquiste, se tali sono, hanno contribuito a raggiungere.
sempre che non si voglia pensare, come è lecito e piacevole, che stiamo semplicemente vivendo un film, per usare una brutta espressione, ovvero - come dice altri -  il tempo non è altro che fette di un salame.

forse se John Lennon e Paul McCartney non si fossero mai incontrati non potremmo ascoltare ticket to ride. forse qualcuno l'avrebbe scritta comunque, prima o poi. così come forse qualcuno avrebbe prima o poi scritto una sinfonia in re minore, che potrebbe chiamarsi ventiduesima, anziché nona.

immagina il più grande gruppo pop della storia. l'unico gruppo pop, senza discussioni, che radicalmente stravolse, con la sua musica, con la sua arte, la cultura, in tutto il mondo.
immagina il gruppo che poteva permettersi di contare tra i suoi membri i due più grandi cantanti e compositori della storia della musica popolare e un terzo cantautore in grado di scrivere quella che secondo molti è la più bella canzone d'amore di tutti i tempi, oltre ad altre preziose gemme.

immagina il più grande idolo pagano del ventesimo secolo. un uomo le cui parole erano venerate da miliardi di persone e lo sarebbero state per sempre.
quest'uomo, nel novembre del 1966, andò con un amico alla galleria d'arte Indica, a Londra, dove erano esposte alcune opere di una certa giapponese. magari se non ci fosse andato, sarebbe rimasto a casa. magari sarebbe uscito più tardi e un'auto l'avrebbe investito, uccidendolo sul colpo. magari sarebbe andato a ballare e avrebbe conosciuto un'altra donna. dice la nostra storia che invece egli andò proprio all'Indica e che là conobbe la giapponese.

questa giapponese qui:


anche lei, purtroppo, ha avuto un impatto devastante sul mondo.
in un film una donna dice che la mamma di hitler cercò di abortire, ma non vi riuscì.

infiniti universi. infinite alternative.

quella che ci è dato conoscere è questa.

sabato 2 giugno 2012

il pallone

sì, certo, è per i soldi. anche.
ma non solo per i soldi.

è aspettare finchè non arriva il momento, perchè prima o poi arriva. ed è in quel momento che devi essere veramente bravo. ti stanno guardando decine, centinaia di migliaia di persone. altre migliaia ti rivedranno, con la moviola e tutte le telecamere. ma se sei bravo, non se ne accorge nessuno. è come un gioco di prestigio, ma nessuno sa che sei tu il prestigiatore. è quello, il motivo vero. essere il prestigiatore. piegarsi un momento prima, appena una frazione di secondo, sapendo che la palla la tirerà proprio lì, e se sei bravo, diranno che è stato un tiro imparabile, che il portiere non poteva arrivarci. aspettare un secondo di troppo. partire appena un secondo dopo. a volte è aspettare, a volte è anticipare. devi essere molto bravo. devi sapere chi hai di fronte, con quale piede tira, da che parte rientra, come gli piace calciare, devi conoscere il gioco. devi conoscere tutto. gli avversari, i tuoi compagni, l'arbirtro, i guardalinee, il quarto uomo. devi avere tutta la situazione sotto controllo. e quando ce l'hai, è tutto sotto il tuo controllo. decidi tu se e cosa. è una sensazione fantastica. è per quello, che lo fai, non per i soldi. è sapere, solo tu, tra milioni di persone, che può essere uno a zero, o uno a uno. e sei tu, in quel secondo, che decidi. e milioni di persone, le loro urla, le loro disperazioni, i loro orgasmi, dipendono da te. devi decidere in un attimo. può essere su un calcio d'angolo. può essere su un passaggio indietro. può essere un'azione qualunque. il tuo compagno è piazzato male. un altro è in ritardo. leggi la situazione. e decidi. adesso. quando riesce, è una sensazione impagabile. ti senti come un dio. tutti corrono, tutti si sbattono, le incazzature in campo, le bestemmie, gli insulti, le botte. un teatro di burattini. e i fili li hai in mano tu.

magari te ne arriva una sola, di palla buona, e devi sapere cosa farci. magari è troppo bella per esssere sprecata. magari è talmente difficile che godresti di più a buttarla dentro, e sentire i tifosi che impazziscono. è difficile scegliere. se te ne arrivano tante, è bello perchè puoi sbizzarrirti. e poi è bello il rischio. magari sei al 75° e quelli non hanno ancora segnato, e i tuoi compagni non ti aiutano. poi ti capita la palla perfetta, non troppo facile, non troppo difficile. lo vedi lì, davanti a te, che cerca di prenderti il tempo, di stringerti l'angolo. fuori, fuori di pochissimo. oppure, gli fai fare bella figura. una figata pazzesca. l'attaccante li sbaglia, i gol. è normale. devi saper sbagliare quello giusto. è una questione di tocco. non lo saprà mai nessuno, tranne te. e questo segreto ti arricchisce.

gli allenamenti sono una rottura di coglioni. gli allenatori per la maggior parte sono dei deficienti. se la tirano, ma non capiscono niente. sono insicuri, e fanno la voce grossa. sono quasi sempre dei giocatori mancati, frustrati. fanno i duri perchè pensano così di farsi rispettare. c'è quello che la mette sull'amicizia. sul gruppo. quello che non vuole fare il capo ma il fratello maggiore. quello che parla con tutti, che fa finta di ascoltare. vuole essere seguito come il capo scout. c'è quello che non parla con nessuno. c'è il timido, che non sa mai dire le cose nel modo giusto, c'è quello che non si capisce quando parla. c'è l'idiota, quello che i giocatori gli ridono dietro appena si volta. poi ci sono i giornalisti, con le loro domande del cazzo, sempre uguali. e tu che devi dire sempre le stesse cose. una manfrina insopportabile. tu vorresti dirgli io a quello gli taglierei le gomme della macchina, quell'altro ha preso a sberle il suo compagno perchè gli ha tampinato la donna. l'altro si fa di coca e se ne fotte. in spogliatoio si litiga sempre. gli amici veri sono pochi. ai giocatori non gliene frega un cazzo. si rompono i coglioni ad allenarsi, a parlare, ad andare a inaugurare i club di quartiere, a presenziare alle cerimonie, alle iniziative benefiche che non sanno neanche cosa sono, a fare le ospitate anche se ben pagate, a parlare dopo la partita. si rompono i coglioni a fare tutto quello che ha a che fare con il calcio, da salire sul pullman, a portare la borsa, a cambiarsi, a correre. alcuni si divertono a menare. alcuni non vedono l'ora di uscire dal campo per andare a farsi i cazzi loro, trombare, andare in giro in macchina, fare casino, bere. non c'è sempre la champions league, con la musichetta e un po' di emozione. la maggior parte dell'anno ti rompi il cazzo. giocare d'inverno è un disastro. fa un freddo cane. i campi fanno pena, come quelli su cui avevi cominciato da bambino, fango e pioggia. d'estate si muore di caldo e correre è più pesante. se giochi male, finisce che giochi meno, se giochi meno o giochi male rischi prima o poi di prendere meno soldi. in società non sono mica scemi. anche loro vanno a soldi. come i procuratori, delle jene. tra loro e i dirigenti, non se ne salva uno. campano sui giocatori, sono dei parassiti, in giacca e cravatta. per loro il calcio è solo un sistema, un baraccone. se prendono la gallina dalle uova d'oro, è fatta. vanno alle cene, dirigenti, giocatori, ex arbitri, procuratori, gente del giro. gente che ci vuole entrare, gente che ha paura di uscirne. tante cazzate, una marea di bugie. tutti mentono su tutto. non ti fidi di nessuno.
due o tre partite giocate bene. quelle giuste. se ti va bene, se non sei infortunato e le imbrocchi, sei a posto. ognuno trova il suo sistema per tirare a campare.

quelli veramente bravi sono quelli che la partita che vedono loro, la vedono solo loro, perchè solo loro sanno esattamente quello che succederà, quando succederà, e come.

tutto il mondo guarda una partita di calcio, ma la partita che tutto il mondo vede, vedrà, non esiste. non è mai esistita.

ne è esistita un'altra, custodita nel silenzio.

lunedì 21 maggio 2012

the tree of life

magnifico, straordinario nella illuminazione della vita. le parole, i versi, i gesti. una famiglia, tutte le famiglie, tutte le vite, dalla prima fino all'ultima.

emozionante, nonostante l'effetto speciale, la genesi.

per quanto mi riguarda, non mi sono piaciuti né la spiaggia, né il varco.

era in concorso lo scorso anno a cannes, e vinse la palma d'oro. a contendergliela, tra i big, c'era habemus papam. stiamo parlando di due arti diverse.

comme d'habitude

eliminare le abitudini.

quegli stronzi che dicono io se non prendo il caffè la mattina non riesco a svegliarmi.

secondo me prendono il caffè per poter dire questa stronzata.

il che mi porta immediatamente a pensare che la maggior parte della gente fa le cose solo per poter dire di averle fatte. il bungee jumping, la coca, la cosa a tre, il furto, la vacanza col brivido, dormire col pigiama e le mutande, passeggiare soli per bari vecchia in piena notte, visitare l'australia.

l'orgoglio delle proprie abitudini, l'orgoglio delle proprie esperienze. aggrapparsi alle abitudini. non solo per paura. della morte, del vuoto, del domani, dell'incerto. per il gusto di aggrapparsi. come alla tetta. la tetta non tradisce.

le persone dovrebbero vivere in isolamento. ognuno, per un mese, in una cella di rigore.

non è vero che le persone sole sono abitudinarie. ci sono persone non sole abitudinarie, e persone sole non abitudinarie, le persone abitudinarie, sole e non sole, lo sono perché intorno a loro ci sono le altre persone. se fossero sole, veramente sole, cioè senza nessun altro essere umano, non lo sarebbero mai. è un modo di difendersi. chi sta male, diventa abitudinario. lo capisco. è un sistema che funziona, come andare alle riunioni degli AA. intanto ci vai. poi si vede. funziona.

se uno vive da solo sull'isola deserta del cazzo, sai cosa gliene frega delle abitudini. un giorno si alza a mezzogiorno, il giorno dopo alle sei del pomeriggio. un giorno mangia, un altro giorno no. e vaffanculo. non hai bisogno delle abitudini, non devi difenderti da nessuno.

invece qui si santifica la consuetudine. il grande usbergo. non sto dicendo che non ha senso in senso generale; riconosco un senso per esempio per colui per il quale la vita non ha senso e per il quale quindi immolarsi al rito, qualsiasi esso sia, assume un bagliore di significato. andare dietro a un'altra formica. seguire le altre formiche. seguire le tartarughe, i pinguini, le oche. recitare il rosario.

per tutti gli altri, ovvero per tutti quelli per i quali il rito sembra, sembra loro, anzi vogliono che sembri loro, avere un senso in sé e per sé, o vogliono far credere che l'abbia, suggerisco l'isolamento coatto. è per il tuo bene.

da domani non esiste più il caffè.

milioni di persone non riescono a svegliarsi la mattina.

milioni di stronzi in meno in giro.

venerdì 18 maggio 2012

17 maggio 1972

gli eroi muoiono presto

molti altri continuano a firmare.

martedì 15 maggio 2012

finalmente ho capito

ho avuto un'appercezione.
appena aperti gli occhi stamattina ho capito. e come sempre quando capisci una cosa, è di una chiarezza cristallina, e ti stupisci di come fosse possibile non vederla prima. un po' come quando la tua donna ti fa le corna.

sta arrivando gengis khan: l'unico modo per provare a non soccombere è una grande nazione unita, povera di mezzi privati. un popolo omogeneo, malleabile e debole. un territorio vasto. risorse.
non importava il come. non avrebbero più potuto farla con le bombe.
c'era un solo sistema per riuscire nell'impresa.

l'euro.

l'euro è stato inventato per distruggere le economie dei singoli stati e creare la grande europa. che è quello che è sempre stata, dal I secolo a.c. in poi: un impero.

ha cominciato la grecia, presto arriveranno spagna e portogallo, poi l'italia, poi tutti gli altri.
non saremo soli. saremo più poveri ma più forti.

stiamo sereni.
non prevalebunt.


giovedì 3 maggio 2012

I'm against (touchscreen)

leggo che l'azienda canadese Rim, produttrice del Blackberry, ha lasciato in Borsa il 75% del suo valore e ha perso il 21% delle quote di mercato solo nell'ultimo trimestre, accumulando perdite per 125 milioni di dollari. per cercare di fermare l'emorragia, entro fine anno verrà lanciato il nuovo sistema operativo, che al posto della tastiera si affiderà al cosiddetto touchscreen.

ma io dico che il touchscreen è una grande boiata.

e lo dico perché io sono l'uomo medio. mi piacciono le cose che piacciono alla maggior parte delle persone. ho il gusto della massa. allo stesso modo, se una cosa non mi piace, mi sento di dire che non piace ai più (con l'eccezione, forse, di un cantautore di Correggio).

e quindi siccome il touchscreen non mi piace, so che non piace alla maggior parte delle persone. tra un po' tutti si renderanno conto che è una schifezza di sistema (oltre che un gesto rozzo e sciocco) quello delle ditate bisunte sullo schermo, in confronto con la nobiltà e la pulizia della pressione sui tasti. e quando se ne accorgeranno, tutti torneranno a desiderare la cara, buona, vecchia tastiera.

tieni duro, Rim. torneranno.


P.S. quando inventarono le videocassette, la cui più grandiosa conseguenza fu l'esplosione dell'industria pornografica, c'erano tre sistemi: il VHS, di americani e tedeschi, il Betamax, della Sony, e il Video2000, della Philips. Gli olandesi credevano nella forza del destino, avendo inventato qualche anno prima la mitica musicassetta, ma mollarono presto il colpo, anche se il sistema era buono, perché dovettero soccombere allo strapotere dei colossi. I giapponesi, che erano arrivati primi in ordine di tempo, resistettero per un po', ma il prestigio del brand non poté nulla contro le dure leggi del mercato, invaso da JVC, Telefunken, CGE e Grundig. Il mercato impose dunque le sue regole, e restò solo il VHS, che peraltro io tuttora venero.
Qualche tempo dopo, Steve Jobs decise di non licenziare il suo sistema operativo, perché voleva che fosse installato solo sui suoi Macintosh, con lo schermo da nove pollici in bianco e nero. Così Bill Gates si pappò la torta.

verità

Sublime il gesto di Delio Rossi.

martedì 24 aprile 2012

la dentona, la vecchia, la moglie di A.P., l'aquilotto e borrellino

la dentona la chiamiamo così perché ha i denti grossi e sporgenti. è brutta anche nel resto, e pure senza tette. è alta e sgraziata, e non molto simpatica, almeno col pubblico. però a U. le dentone piacciono. secondo me c'è questa commistione paura - desiderio di evirazione. è nota la mitologia della mandibola.
la vecchia deve il suo soprannome all'età. in realtà non è poi tanto vecchia, cioè avrà un sessant'anni, ma è molto più vecchia dei suoi colleghi. per quello è la vecchia. più o meno, forse per anzianità nel grado, comanda lei l'ufficio. è gentile, come può essere gentile una signora di sessant'anni che fa lo stesso lavoro da 40 chiusa in un ufficio.
la moglie di A.P. (che è un nostro amico e quindi ne scriviamo solo le iniziali) in realtà non lo è. le somiglia molto però. almeno secondo me, perché U. non l'ha mai vista, la vera moglie. è una che porta a casa lo stipendio senza grandi slanci, il classico impiegato comunale, placidamente intorpidito dalla burocrazia, un sonnambulo del cartellino. l'ironia le fa discretamente difetto.
l'aquilotto dovrebbe avere un altro soprannome perché ha sì un naso un po' a becco, ma non così tanto. è una figura a metà: un po' vicaria della vecchia (anche se dovrebbe essere solo la terza, in ordine gerarchico, ma si vede che è ambiziosa), un po' fuggevole. le piace far rispettare il silenzio all'interno della biblioteca. ciò tuttavia non basta a far destare curiosità antropologiche.
e infine borrellino, che di borrellino ha i baffi, la magrezza e basta. è abbastanza simpatico, ogni tanto si prova a sorridere. è diligente e ordinato. non ha ancora sentito che U. quando lo saluta lo chiama borrellino.

ogni tanto andiamo a trovarli. U. penetra nella quiete del locale con fredda virilità. sceglie cosa deve prendere o restituire. io lo accompagno e basta. non prendo e non restituisco niente, anche perché non ho nemmeno la tessera. a volte, per rompere un po' i coglioni a tutti e mostrare la mia personalità, gli do consigli a voce alta, magari canto o recito memorabili battute. spesso U. mi risponde.
una volta, mentre stavamo uscendo, sono stato abbordato da un negro che ha riconosciuto nel mio volto tratti giudei.  

domenica 22 aprile 2012

the hours

un capolavoro.
è chiaro che le persone sono libri, e i libri, persone. ci può toccare un personaggio oscuro, un brutto film, ma è quello che è. il destino avrà per noi almeno una buona battuta, una bella uscita di scena, una caduta rovinosa, una torta in faccia.
bello è essere libri. guardare in faccia la vita, conoscerla, amarla per quello che è, e alla fine, metterla da parte.
restano i momenti. e la felicità è il momento prima.
"To look life in the face. Always to look life in the face and to know it for what it is. At last to know it. To love it for what it is, and then, to put it away. Always the years between us. Always the years. Always the love. Always the hours."

mercoledì 18 aprile 2012

povero nanni

ho visto il film habemus papam.
penoso il soggetto e il suo sviluppo
inesistente la regia (ma questo lo sapevamo)
ridicola la sceneggiatura (c'è, a peggiorare le cose, la mano di francesco piccolo)
peggio del solito la recitazione di moretti e della buy
pessima la fotografia
piccoli è bravo. ma piccoli è piccoli.

muore il papa. si riunisce il conclave. il nuovo papa, al momento di palesarsi sul balcone, ha una crisi e lascia suorine e papaboys in palpitante attesa. la procedura non si perfeziona. viene consultato un medico, che esclude malattie del corpo. viene chiamato il principe degli psicanalisti. dopo una prima seduta col paziente al cospetto dei cardinali, il papa con un guizzo (e una citazione di moretti che si cita addosso) si dilegua. vaga per roma in abiti borghesi. prende il bus. il cappuccino. consulta la exmoglie del principe, che gli somministra la sua diagnosi preferita (deficit da accudimento). nel frattempo i cardinali nascondono la fuga del papa e il principe è loro ostaggio, non potendo avere rapporti con l'esterno. il principe organizza un torneo di pallavolo tra cardinali, per macroaree di provenienza. i cardinali si divertono, le tuniche svolazzanti. il papa viene beccato mentre assiste a una rappresentazione di cechov, i cardinali penetrano in massa nel teatro e se lo portano via. a quel punto è costretto a rivestirsi da papa e presentarsi al balcone. alla folla commossa che lo vuole finalmente acclamare confessa di non sentirsi in grado di ricoprire il ruolo, e con queste parole si congeda. fine del film.

nanni moretti è toccato dalla grazia. qualsiasi cosa faccia è un evento. ogni suo film scatena discussioni, dibattiti, forum, speciali radiotelevisivi. quando esce un suo film l'italia non riesce a parlare d'altro. è lui la cultura italiana. ogni sua parola ha, a un dipresso, il crisma dell'evangelo. ogni sua parola è un concentrato di pensieri sublimi, mordaci, impertinenti, solenni. una parola che ne contiene cento, mille. nanni è l'eletto del cinema italiano. nemmeno antonioni ebbe questa sorte. ci prova ozpetek a imitarlo, e infatti consegue ottimi risultati, con il suo cinema di merda.
come si muove nanni, come parla nanni, come nuota nanni, come canta nanni, come ride nanni, come castiga nanni, come allude nanni, come conosce la storia del partito nanni, come s'indigna nanni, come calcia il pallone nanni. nessuno come lui.

ma il cinema di nanni è un cinema che più povero non si può. povero di mezzi, anche quando i mezzi ci sono. povero di tecnica, irrimediabilmente avviluppato nella nannitudine, sempre più clone di se stesso, sempre più al limite tra la farsa e lo sbadiglione. i personaggi principali sono un abbozzo, lasciato alla simpatia del pubblico (il papa è in crisi ma la sceneggiatura questa crisi la trascura completamente; lo psicanalista, ateo, si burla dei cardinali come il buffone di corte col sovrano (in realtà il vero "papa" è lui, è lui che dà ordini, è lui che impone le sue regole ai poveri prelati senza guida, talmente spersi da accettarle di buon grado; ed è il papa anche per lo spettatore - diafana la figura dell'eletto, carnosissima la sua); la exmoglie è una specie di fatina buona dell'ovest, idiota e insulsa); patetiche le caricature (l'attore cechoviano, i cardinali australiani).

nanni non sa fare il regista. non sa fare niente. non sa scrivere, non sa recitare, non sa emozionare, non sa mostrare. sa(peva) fare ridere. ma una volta finito il serbatoio delle nannate (la nutella, le scarpe, le regole, il partito, l'onestà intellettuale, il rigore morale, l'asse roma-milano) può solo mettere in moto la sua squadra di cialtroni sperando di darla a bere.
il bello è che ogni volta ci riesce.

sabato 14 aprile 2012

piccolo e moderno

essere soli. sentirsi soli. avere voglia di star soli.
il cinema è finito. la letteratura è finita. la musica è finita. l'arte è finita. raccontarsi davanti a un computer.
questa cosa la voglio scrivere da tempo: l'unico libro che nessuno dovrebbe leggere mai è il diario del proprio padre.
il moderno è il piccolo. la ricerca del consenso. far ridere richiamando le normali disavventure del quotidiano, in cui ognuno si imbatte e si ritrova. il pensiero dell'uomo comune davanti a una situazione comune. captare la sensibilità dei tutti. tutti si soffiano il naso, vanno al supermercato, guardano la tv, si puliscono il sedere, conoscono il traffico, pestano la cacca, partecipano a cerimonie. tutti si riconoscono. far piangere raccontando i dolori di una ragazzina, le angosce di una donna separata, il lacerante dramma dell'abbandono, dello stupro, del sentirsi diversi, sbagliati, rifiutati, la lunga, dolorosa marcia verso l'accettazione di sè, e un bel mattino poter scostare le tende e vedere finalmente il sole, e fare colazione con la brioche, la meritata, fragrante brioche, dopo tanto patire, e prendersi cura di se stessi, accarezzarsi i piedi, prima così difficili da digerire, come quelle cicatrici, nel corpo e nell'anima. si percorre, si percorre il cammino, con fatica, per vedere la fine del tunnel, ritrovare l'amore, ritrovare la madre, ritrovare i figli, ritrovare la casa in cui si è cresciuti, imparare dagli altri, ascoltare, superare, costruire, cadere in basso e poi rialzarsi, crescere una famiglia portando in grembo il gravoso segreto, amare recando il pesante fardello, espiare, distruggere per trovare il senso pieno, lasciarsi andare, non giudicare più, imbattersi, credere nel destino, nei suoi lazzi e nelle nostre possibilità, ribaltare, conservare, accettare, scoprire, riscoprire. tornare bambini, recuperare lo stupore infantile, l'emozione della prima volta. le storie parallele. il vecchio racconta. il caso racconta. il mostro racconta.

perchè non sarò mai un regista. perché trovo insostenibile l'obbligo di dover arredare una scena. scegliere i libri che occupano lo scaffale, il colore del divano, la lampada, le pareti. un lavoro terribile. e non lo puoi fare fare a un altro, anche se non sei von sternberg.

la letteratura moderna sta in qualsiasi riga di 140 battute.

cosa puoi mettere sul pentagramma dopo monteverdi, corelli, vivaldi, bach, beethoven? e dopo i beatles?

una volta che c'è stato giotto, e velasquez, e van gogh, cosa puoi dipingere? niente. scagli la latta per terra. e qualche stronzo ti dice pure bravo. e dopo che hai fatto questo? monti delle impalcature di cartapesta e ci inchiodi foto di mucche colorate. e di nuovo qualcuno ti dice bravo. e poi.
puoi scrivere qualcosa dopo omero, dopo dante, dopo shakespeare, dopo dostoevskij, dopo borges? puoi scrivere infinite jest, ma poi, per forza, ti uccidi.
puoi fare un film dopo quarto potere, dopo orizzonti di gloria, dopo il testamento del dottor cordelier? puoi fare harry ti presento sally, la sottile linea rossa e pulp fiction, la cui sceneggiatura è la vetta degli ultimi 20 anni, così come bianca è il miglior film italiano degli ultimi trenta. voglio che tutti vedano i miei capezzoli. che cataloghino i miei nei. voglio che si parli del packaging della coca-cola. voglio scrivere una sceneggiatura in cui i protagonisti discutono se sia meglio la lattina da 33 cl nella forma snella o in quella tradizionale, voglio che ci si interroghi sulla scomparsa delle bottigliette di vetro, e sul perchè qualcuno ha deciso che la dose giusta per una buona bevuta dissetante deve consistere in 33 cl di liquido, e non 40, o 30. e da lì, al pacchetto di sigarette. perchè 20? perchè quasi tutti i fumatori fumano 20 sigarette al giorno? se il pacchetto fosse da 18, quante ne fumerebbero? voglio che si discuta sul fatto che simon le bon e tony hadley sono stati, seppur incarnando un tipo diverso di mascolinità, due sex symbol degli anni '80. che qualcuno introduca il concetto di john taylor, di steve norman e dei fratelli kemp. e di lì si scateni una baruffa intorno alle immense differenze che corrono tra i boyzone, i five, i new kids on the block, i backstreet boys, gli n'sync e i take that, senza risparmiare qualche pepata citazione.
voglio che si parli del fatto che gli attori dei film porno sono di bassa statura, così risaltano le forme. voglio intervistare rocco siffredi e chiedegli rocco, quando vieni in faccia a una delle tue attrici, cosa provi? cos'è, per te, l'eiaculazione? cosa rappresenta? è un simbolo di qualcosa? la donna della situazione, quando sta per ricevere il tuo succo, secondo te, in che situazione psicologica è? speranzosa? spaventata? insicura? come ti piace venire? in bocca, sugli occhi, sui capelli, sul naso, sulle tette? se l'attrice non vuole ingoiare, tu la forzi? cerchi di convincerla? quali strategie usi? è vero che alle tue partner riesci a far fare tutto ciò che vuoi? esistono donne frigide o solo maschi incapaci? pensi, facendo il tuo lavoro, di conoscere le donne? non credi di avere una visione quanto meno parziale della femminilità? pensi che avere il cazzo grosso e sapere che le donne lo sanno ti configuri come una sorta di oggetto curioso, da scoprire? pensi che quando una donna apparentemente distaccata ti sta intervistando o semplicemente sta scambiando due parole con te in realtà sta pensando al tuo uccello e sotto sotto vorrebbe provarlo? parlando onestamente, quando concedi un'intervista a una donna e fai le tue battute allusive e vedi che lei magari non risponde ma capisce, questo fatto conferma la tua considerazione di te stesso come uomo e come maschio? pensi di riuscire, a prescindere dalle dimensioni del tuo pene, a sedurre una donna che non verrebbe mai a letto con un pornoattore? dopo tanti anni, sei ancora convinto che le donne, tutte le donne, vogliano solo essere prese a schiaffi? pensi che la pornografia sia peggiorata col tempo?

il senso dello spazio nella città di oggi. interroghiamo gli architetti. l'uomo e la dimensione urbana. interroghiamo gli avvocati. la verità processuale e la verità sostanziale. la difficile missione dell'uomo di legge. il problema etico. il sacrosanto diritto di sciopero. il rispetto del codice deontologico. la revisione delle tariffe. liberalizzazioni sì, corporativismo no. il sacrosanto diritto di difesa. interroghiamo i magistrati. cosa l'ha spinta a scrivere questo romanzo? il poliziotto protagonista si rifà a qualche persona conosciuta dal vero? e l'avvocato? pensa di scriverne altri? l'esposizione mediatica la spaventa? pensa che sia dovere di un magistrato quello di esporsi e finanche di sovraesporsi quando la necessità lo richiede? pensa di candidarsi alle prossime elezioni?
lei che è prete, cosa ne pensa di questo scandalo della pedofilia? è vero che le chiese sono sempre più vuote? è vero che riscontrate una diminuzione delle vocazioni? sarebbe d'accordo su una riforma che prevedesse l'abolizione della promessa di castità? non sarebbe meglio se anche voi preti cattolici trovaste uno sfogo, all'interno per esempio di un regolare rapporto coniugale, a quello che tutto sommato è un bisogno fisiologico e comunque anche un atto d'amore? non è che stare tutto il tempo senza sfogarsi naturalmente crei alla lunga delle frustrazioni o peggio delle nevrosi che possono sfociare in comportamenti disordinati?
secondo lei, che è psicologo, perchè vince sempre il lato oscuro della forza?

estratti/ 5

se fai del male a un cinese ma non lo fai apposta, il cinese non dice niente e va avanti per la sua strada. questa è la grandezza dei cinesi. (devo ringraziare WB per avermi fatto notare questa cosa fondamentale)

il fiume, come il sangue, vuole scorrere.

ogni assassino, anche il più scalcinato, riceve, fin dal primo giorno al fresco, le sue brave lettere d'amore di donne sconosciute che si votano a lui incondizionatamente. la mia questione ontologica trova risposte tanto inaspettate quanto granitiche.

il "fondo" delle canzoni dei beatles. ticket to ride ha un fondo incredibile.

in che modo posso amare di più mio fratello?
mandando un sms del valore di un euro al bambino africano?

cosa può salvare il genere umano?
i cartoni animati.
il cinema di animazione in 3D è, a far tempo da toy story, la forma d'arte più elevata della cultura occidentale. con l'eccezione dei simpson, che, a mio parere, continuano a rappresentare la vetta.
toy story (I, II, III) è tuttavia una delle sottovette di questa sottoproduzione, produzione di secondo livello, cinema che campiona, che rimastica.
l'era glaciale (I, II, III) è mal disegnato, mal scritto e soprattutto non fa ridere. lo odio al massimo. lo odio quasi come i film con terence hill.
vado avanti.
cars è noioso e il protagonista è pure antipatico, non si salva.
monsters & co (incredibile la traduzione italiana, che ha americanizzato l'originale) è un capolavoro.
gli incredibili è patetico ma a tratti fa ridere. pessimo, come sempre, il doppiaggio di laura morante (quando doppia non le si vedono le tette: non si capisce perchè dobbiamo sentirne la voce)
shrek è un capolavoro. il 2 è molto divertente. il 3 è una mezza schifezza. il 4 è buono.
kung fu panda è un capolavoro. il 2 no.
madagascar uno e due sono così così.
ratatouille è un capolavoro
piovono polpette è divertente
wall-e doveva stare zitto
robots è melanconico
alla ricerca di nemo è bello. tralascio gli altri.

ci sono cose, e persone, che fanno ridere, e altre no.
ubriaco d'amore è un capolavoro.
il geometra mereghetti o chi per lui alza il soparacciglio perchè non si capisce come lei si innamori di lui. se le avesse portato fiori e cioccolatini avremmo avuto pretty woman, film tra i più brutti di sempre e con attori cani, per soprammercato. conforta la stupidità del critico. non si tratta di un giallo, monsieur. le vite degli altri è brutto per lo stesso motivo. ubriaco d'amore è invece bello proprio per questo. al cinema ci sono le storie d'amore. e ci sono perchè il film dura 90 minuti.
pare che mereghetti sia sposato con una mia compagna di classe del liceo. pare che abbiano due figli. la rete, sul punto, è nebulosa, reticente. la moglie del mereghetti è la prima ragazza di cui mi sono innamorato. avevo 15 anni. eravamo a una festa e mi capitò questa cosa, in un secondo. ero sul balcone della casa del mio amico D. e dissi a M. mi piace quella lì. lui disse anche a me. dopo poco tempo lui trovò una quattordicenne che gliela dava alla grande e gli faceva anche i pompini in tutti i luoghi possibili. una volta ci raccontò che era venuto otto volte in una sera. poi ho ascoltato anche di numeri superiori, da altri. la mia innamorata non mi corrispose mai. ebbe invece una storia tormentata col mio migliore amico, che un giorno mi telefonò e mi disse ti devo delle scuse. siamo amici ancora oggi.

puoi anche spegnere il telefono, ma non basta. perchè c'è sempre qualcuno che suona il clacson sotto le tue finestre, esattamente nel momento più emozionante. c'è una moto che passa, con la marmitta modificata. un camion. un cane che abbaia.
ma il silenzio esiste. io l'ho sentito, l'ho visto. in cima a un alpeggio, in svizzera, sopra il lago di brienz. il silenzio. non fui capace di affrontarlo, di farmi sopraffare da esso. scappai, come al solito.

ti metti lì con la chitarra ed esegui la tua versione della famosa canzone e la metti su youtube. e dopo un po' trovi i commenti di gente che ti dice bravo, bravissimo. qualsiasi cosa tu faccia, in qualsiasi modo tu la faccia, ci sarà qualcuno che ti farà dei complimenti sinceri. questo fatto in un primo momento mi ha rattristato, poi no.
non è tutto ugualmente importante. e non è tutto uguale.

tanti anni fa chattavo. era una malattia, una dipendenza. non uscivo più di casa e se per caso uscivo a una certa ora dovevo tornare a casa a farmi di internet e icq.
una sera incappai in una sconosciuta. mi parlò del grande, profondo messaggio contenuto nelle canzoni di max pezzali. era seria.
conobbi una pittrice. mai visti quadri più inquietanti in vita mia. donna estremamente stupida.
conobbi un'altra pittrice. donna molto intelligente.
conobbi, ma non incontrai mai, la vice-capo editore di una nota casa. il suo idolo era alessandro baricco.
dopo pochi giorni mi innamorai di una donna. ci scrivemmo per mesi. accettò di incontrarmi. fu la peggiore serata della mia vita. altre volte andò meglio. altre volte non molto. trovai sesso, amore, amicizia e anche niente di niente. e anche tutto il possibile. un po' come guardare nei cestini della spazzatura. magari ci rimedi il pranzo. magari un pezzo di merda.

io non ci credo che è tutto uguale.
il bello esiste, ma non tutti lo vedono.
alla fine, non sono poi tanti quelli che commettono azioni malvagie. la maggior parte delle persone si comporta bene. anzi, tende a comportarsi bene. la cosa meravigliosa è questa, degli esseri umani. la tensione verso il bene.
no in realtà le persone vivono nella morale grigia. non fanno nè bene nè male. non fanno niente. non migliorano. non crescono. comprano. viaggiano comprando. comprano viaggiando. si spostano come automi da un luogo all'altro senza motivo. come formiche, ma senza costrutto. le persone hanno smesso di cercare di dare un senso all'esistenza. comprano libri che spiegano perchè sono depressi. è come se tutti mangiassero solo budini al gusto di merda e poi comprassero libri per capire come mai esiste al mondo il problema dell'alito cattivo, con l'aggravante che leggere il libro sull'alito fa aumentare l'alito cattivo.

si baceranno sotto casa di lei. lui aspetterà che lei entri in casa e che si chiuda il portone dietro le sue spalle. passeggeranno sul lungomare e si diranno ti amo. aspetteranno l'alba sulla spiaggia. limoneranno al cinema. faranno l'amore sul letto matrimoniale dei genitori. si sposeranno. avranno dei figli. e poi cominceranno a odiarsi, a non sopportarsi più.

lunedì 9 aprile 2012

una cosa giusta che ho sentito oggi

"lo Stato le case dovrebbe darle ai cittadini, invece gliele porta via".

nota: speravo nel dittatore illuminato, mi sono ritrovato un ambizioso professorino di economia, liberista nel negare giustizia sociale, socialista nell'esazione; anch'egli, e molto presto, turpemente ossessionato dal messianismo.
più di tutto, trovo disgustosa la sua voce.

un sogno

un tale arriva a milano. ad attenderlo c'è la ex moglie. la quale, inaspettatamente, ha anch'essa un sacco di bagagli. i due vengono fatti salire sull'auto di un parente, o amico, che si offre di accompagnarli. il luogo di destinazione è un ristorante che si trova proprio di fronte al cimitero monumentale. si chiama ferri e caffè. lo trovano, ma è quello sbagliato. infatti, a ben leggere c'è scritto ferri e caffè 2. proseguono, e dopo pochi metri trovano quello giusto. curiosamente, anche questo si chiama ferri e caffè 2. il parente o amico arriva con l'auto fino all'ingresso, dove deve fermarsi per via di grossi vasi. si scopre che il locale è pieno, e c'è gente che aspetta, seduta su comodi moderni divani. il parente-amico non ha tempo da perdere e, avendo portato a termine il suo uffizio, si dilegua senza tanti complimenti. il nostro eroe ha una brillante idea: chiama al telefono il cugino della exmoglie, che sta a catania, pensando possa essergli di aiuto. il cugino risponde, ma sembra assonnato. in quel momento il nostro realizza che sono le 23.35, benché il sole sia ancora alto. si scusa con il cugino per averlo disturbato. il cugino lo congeda non senza una sorta di indispettito stupore.

si pone il problema di arrivare a casa. il taxi, la soluzione più rapida, è oneroso. restano i mezzi pubblici. il nostro e la exmoglie, armi e bagagli, giungono alla fermata (piazza cimitero monumentale angolo carlo farini). arriva il tram numero 9. non va bene, ma è sempre qualcosa, prima o poi si cambia, tanto ci avviciniamo, pensa il nostro. il tram rallenta, con le porte già aperte, e il tale sale in tutta fretta, esortando la exmoglie a seguirlo subito, anche perchè il tram pare non volersi fermare. ma la exmoglie si attarda e non riesce a salire. il nostro resta sul tram, occupato da variopinta umanità, pensando che la exmoglie prenda il successivo e si trovino dopo 3 o 4 fermate. invece no. quando il nostro scende, aspetta un bel po' ma non arriva nessuno. arriva, invece, un balordo a bordo di un'auto truccata. il balordo semina il panico tra le vie della città. non è dato capire quali intenzioni abbia. un ciclista straniero dietro di lui legge il numero di targa. il balordo si sporge dal finestrino e fa no con la mano, a voler dire non ci provare. anche il nostro eroe ha letto il numero di targa, ma non ne è sicuro. si ferma accanto a un'altra auto e chiede conferma. a quel punto tutti si rendono conto che il numero di targa rappresenta qualcos'altro. il ciclista infatti ha un pettorale, delle stesse forme della targa, che lo identifica quale partecipante a non si sa quale misteriosa competizione, alla quale misteriosamente partecipava anche il pirata.

si ripone il problema di tornare a casa. ma in quel momento si apprende, come si apprende nei sogni, che la exmoglie ha fatto un'altra strada e vi è giunta sana e salva. smarrito, il nostro eroe cade in un opaco deliquio.

venerdì 30 marzo 2012

angkar

non mi interessa dire tante cose.
la mia speranza di vita è di circa 30 anni. posso vivere ancora così, con la macchina, la casa, lo studio, la possibilità di acquistare adesso, subito, il fender precision bass, le donne nude su internet, tutto quello che desidero e, obbligatoriamente, anche molto di più.
posso anche vivere in modo diverso. ma non ci sono tante alternative. l'unico altro mondo possibile è quello che c'è già stato, in un luogo lontano, dal 1975 al 1978.
è brutto? è d i s u m a n o?
niente scuola, niente occhiali, niente denaro, niente tribunali, niente ospedali, niente famiglia, niente Dio. solo l'Angkar.
non c'è nessuna differenza con il fatto di adorare, come sto facendo da quarant'anni, tutti i giorni, con fede, incrollabile, eterna, assoluta FEDE, qualsiasi uomo o cosa che richiami una maglia a strisce rosse e nere.

o il mondo delle code per l'iPad, o la kampuchea democratica.


l'ho ordinata su ebay.

lunedì 5 marzo 2012

estratti / 4

appunti per un soggetto:
- un uomo cresciuto nel brutto. Una donna scorge in lui il germoglio del sublime e lo invita a una splendida rappresentazione. durante la quale egli si addormenta
- un uomo viene distrutto dai suoi propri valori

ricorsività. tornando da catania, sull'aereo. prende la parola il comandante e dice "alla vostra destra l'isola del giglio". e tutti si ammassano intorno ai finestrini.

i gesti dei bambini.
il gesto di mio figlio che tende il braccio e accende la luce sui sedili posteriori dell'auto.

passare tutta la vita a cercare di diventare te stesso e scoprire che sei la brutta copia di un altro.

dovremmo smettere di desiderare di essere capiti.

la mano di una donna.

tra i tanti, innumerevoli film che sky (ma anche la rai) potrebbe trasmettere e non trasmette c'è un capolavoro che si chiama I due mondi di Charly. Se parliamo di film, non credo di essermi mai emozionato tanto come davanti all'interpretazione di Cliff Robertson. Vidi il film una volta sola, vent'anni fa, e mi si conficcò in testa come un palo.
Tutto l'universo è Charly, o Algernon.

la tendenza verso la dismissione della materia a favore di cose immateriali può - deve condurre alla distruzione? e se no, a quale altra conclusione?

come un piccolo, pallido sole, me ne andrò sempre, e non me ne andrò mai.

ho visto riso amaro. un capolavoro. de santis è un genio. ho visto e registrato non c'è pace tra gli ulivi. capolavoro assoluto. non riesco a spiegare perchè è così bello. quei volti. quei primi piani così lucidi, sembrano delle statue classiche. ogni scena sembra la più vera trasposizione del teatro greco. tragedia pura e bellissima. ho pianto, senza sapere e capire perchè. raf vallone è scarso, ma ha un corpo e un volto splendidi, eroici, epici.
non c'è pace in nessun luogo. non c'è pace nel cuore degli esseri umani, condannati alla lotta per un pugno di riso. il finale di riso amaro, con le mondine che coprono il corpo di silvana, ognuna buttando su quel sudario squallido un pugno del proprio prezioso riso, frutto di fatiche immense e miseria, è straziante. la voce fuori campo che chiude il film, che parla delle campagne del nord, mi ha commosso profondamente. è cinema, eppure no.

entrare nelle vite delle persone. l'altro giorno ho detto a U. dovremmo scegliere una persona (intendevo una donna, ma va bene anche un uomo, un ragazzo, un anziano) ed entrare nella sua vita. per un giorno, almeno. entrare nella sua esistenza. sapere tutto di lei, farsi raccontare la sua vita, le sue cose, la sua storia. entrare nelle vite delle persone.

si ama sempre in un momento, ma il momento ritorna (liberamente, da jules et jim).

e nel momento stesso in cui lo seppe, cessò di saperlo.

uno bestemmiando. un altro chiedendo perdono.
un altro era in piedi, fumava una sigaretta sul balcone. scostando la tenda osservò i pensili della cucina. avrei dovuto scegliere un colore più chiaro, pensò, e che brutte maniglie.

ancora sulle donne

leggo sull'ultimo numero di Io Donna un articolo dell'ineffabile Paola Tavella che dà atto dell'imminente uscita dell'ultimo libro di Marina Terragni ("Un gioco da ragazze"). una cosa tutta in casa, ma non è strano. è la solita, vecchissima, storia del patto di lealtà: sfrattare gli uomini dai posti di comando imponendo i temi del femminile.
ecco, a proposito dell'articolo, del movimento se non ora quando che gli fa da corollario, e di tutto questo solido e partecipato come si dice movimento di opinione, volevo dire una cosa - un'altra, e come le altre non molto originale - finché posso: penso che le donne, qualsiasi cosa facciano, gli uomini la fanno meglio. lavare, stirare, guidare il tram, educare i figli, cucinare, intagliare il legno, battere il ferro, montare l'armadio, verniciare, cambiare la corda della tapparella, scrivere.
nondimeno, esse sono belle. le donne per me sono intelligenti come gli uomini, però sono più belle degli uomini.
per me le donne dovrebbero andare in giro tutto il giorno a comprare scarpe e borse, sbattere le ciglia, accavallare le gambe, sorridere, ridere, ravviarsi i capelli, accarezzarci, accoglierci, raccoglierci, nutrirci, farci sentire importanti, conservare e tramandare senza fare nulla, governare attraverso la semplice conoscenza del disegno, la semplice capacità di ricevere, la conoscenza trascendentale direi, la conoscenza senza la conoscenza, la grandezza della non necessarietà del conoscere.
tutto questo mentre noi corriamo, facciamo, creiamo, distruggiamo, ci pestiamo, ci misuriamo l'uccello, stiriamo, cuciniamo. tutte cose fatte meglio, ma non molto rilevanti.
e siamo ancora qui a parlarne.

mercoledì 22 febbraio 2012

questo non è un cane

sabato 18 febbraio 2012

alla fine

non è molto più di questo: carbonio, idrogeno e ossigeno.

sabato 4 febbraio 2012

romani

I romani sono fantastici. I romani, quelli che sono nati a roma e vivono a roma, pensano che se una cosa succede a roma deve interessare tutto il mondo. Il che dal loro punto di vista è anche comprensibile.
In piemonte sono scesi metri di neve. Così in abruzzo, in toscana, in emilia romagna, in veneto, in umbria, nelle marche, sulla sila, sull'etna.
A roma stanotte sono scesi, pare non in tutta la città, pochi centimetri di neve. La città è andata in crisi: scuole chiuse, stop al traffico, panico, deliri di massa, incidenti, risse, scene apocalittiche. E soprattutto, edizioni straordinarie del tg1 a varie ore del giorno con collegamenti dall'Urbe per le ultime notizie sulla calamità. E c'è l'inviato dal colosseo che, con i piedi che calpestano un terreno appena appena biancastro, dà atto dello stato delle cose. Dietro di lui ragazzi del liceo con i moon boot che fanno casino, e fanno bene, perchè le scuole sono chiuse, e anche se a palle di neve si gioca un po' sì e un po' no, sarà una giornata che ricorderanno per sempre.