martedì 24 gennaio 2012

estratti / 3

la bellezza di una nave che affonda, di una torre che crolla.

nelle corsie di ospedali-formicai i medici si muovono febbrili come bianchi scarafaggi. come scarafaggi altri uomini, chi in grigio, chi in nero, chi in blu scuro.

ormai tutti dicono che il problema dell'Italia è l'evasione fiscale. potrebbero dire che il problema dell'Italia è il virus influenzale. le inchieste più toste le fa uno che ha uno sturacessi sulla testa. altro che girandola. potrebbero mettere grande puffo a leggere il telegiornale. è solo questione di abitudine. come quella di non mangiare un bel gattino a colazione.

evaderò più che potrò. evaderò fino alla morte. prenderò l'influenza. forse andrò anche in crociera.

quando sono stato a Oświęcim, c'era gente che si faceva fotografare davanti al cancello.

morire, morire tutti.

il 24 gennaio sono morti: Amedeo Modigliani (uno scarpone, come Ronaldinho), Maurizio Barendson (indimenticabile), Winston Churchill (che di buono aveva senz'altro l'antipatia per De Gaulle), suo padre (settant'anni prima), Giovanni Agnelli (uno che avrebbe dovuto soltanto, come giustamente oggi fa suo nipote, mettersi la corona di palladio e andare in giro con la ferrari scoreggiando fuori dal finestrino), George Cukor (un gigante - fra tutti: Un'ora d'amore), L. Ron Hubbard (a parte la tristezza della L., uno che inventa gli engram e il thetan non può non essere interessante, dal punto di vista antropologico), Ted Bundy (il serial killer moderno).

E Guido Rossa

giovedì 19 gennaio 2012

bovarismi

Schettin c'est nous.

giovedì 12 gennaio 2012

michael kohlhaas

sulla mia autoradio ho selezionato sei stazioni, i cosiddetti preset: radio radicale, che mi piace per la rassegna stampa di bordin, che è mondiale, per il microfono aperto e per radio carcere; radio 2, che non so perché; radio3, per tutta la programmazione; radio24, perchè c'è giuseppe sansonna - di solito una volta alla settimana, da nicoletti - ed è il mio idolo assoluto e indiscusso e per adorarlo ho perfino superato il problema di avere un idolo che è molto più giovane di me; virgin radio, perchè anche se fa sempre le stesse canzoni, e per lo più americane e orrende, ogni tanto ci infila qualcosa di decisamente buono; e radio capital.

radio capital la mattina trasmette un programma che si chiama ladies and capital. lo conducono due donne dotate del necessario elettroencefalogramma piatto, di quelle che pensano che se ridono loro allora ridi anche tu.

non mi piacciono le classifiche. però michael kohlhaas è il più bel racconto di tutti i racconti.

allora l'altro giorno su radio capital c'erano queste due sciampiste deprimenti che conducevano il loro bravo programma e a un certo punto, sgnignazzando come per natura e per contratto, hanno introdotto un tizio che avrebbe dovuto dispensare consigli letterari per coloro i quali avessero voluto regalare libri per natale. il ragazzotto di buona lena ha suggerito il racconto di von kleist. con i suoi mezzi ce l'ha messa tutta per farlo sembrare un consiglio letterario, mentre le cubiste cercavano di riderci sopra, sparpagliando all'uopo a turno una nutrita teoria di lazzi. poi è partita una canzone, al termine della quale le donnine si sono fatte serie (qualcuno dall'altra parte del vetro ha dato istruzioni) e hanno ripetuto un paio di volte l'autore del racconto e il suo titolo: maicol colàss.

però io so che nonostante tutto qualcuno da qualche parte ha capito ed è andato in libreria e ha chiesto cerco maicol colàss di un certo von kleist e l'impiegata dopo una fatica pazzesca l'ha trovato (perché al terminale ha scritto colàs, colàss, kolas, kolass, kholash, colhaz, golas, e così via) e l'uomo, o la donna, se l'è portato a casa e se l'è letto e gli è piaciuto e poi ha comprato qualcos'altro di quell'autore e così ha cominciato.

si comincia sempre da qualcosa, anche da uno champù.

lunedì 2 gennaio 2012

mosca

stava su una piastrella, rivolta pancia all'aria. morta.
cosa poteva mai trovare per vivere in uno studio legale? poco. ha volato tanto, ogni tanto si è riposata. ce l'ha messa tutta, probabilmente. chissà che idea di mondo aveva. un mondo che per quei giorni, ore, anni, è stato sterile, non ha fornito nulla. ha volato in giro per quel mondo che per lei si era fatto più piccino, più chiuso, più difficile. avrebbe potuto andarle meglio, una finestra socchiusa sarebbe bastata. a un certo punto ha smesso di cercare. si è attaccata al muro. ha capito. era così che doveva andare. poi è caduta senza accorgersene, e in un dato momento, sconosciuto, le ali hanno smesso di vibrare, gli occhi di guardare, le zampette di grattare. come le mie, un giorno, le tue.