giovedì 2 febbraio 2017

aspettando il pasticciere

essendo l'umiliazione di noi stessi e degli altri, in ogni forma possibile, il tratto distintivo dell'oggi, ad onta del dilagare dei "mi piace", che ne costituiscono invero il versante necessario, non stupisce che un film ORRIDO come Whiplash sia stato coperto di elogi da parte della critica compatta. addirittura ho letto di qualcuno che ha scomodato nientemeno che Il Soccombente di Thomas Bernhard, a suffragare discendenze letterarie alte.
Whiplash, del giovanissimo e stronzissimo Damien Chazelle tratta dell'educazione sentimentale di un giovane aspirante batterista attraverso la sua continua umiliazione da parte del suo insegnante.
la frase centrale del film, che racchiude la poetica del regista, è che non bisogna mai dire a uno che ha fatto un buon lavoro (good job), anzi è la cosa peggiore che gli si può dire, perché se gliela si dice questo smette di impegnarsi, mentre invece se lo si mortifica in ogni modo diventerà davvero bravo.
non stupisce dunque nemmeno che un musical che ha come protagonista Ryan Gosling sia stato già giudicato, dalla stessa critica, un capolavoro.
io già odio Ryan Gosling (questione di faccia, di gesti, di ruoli, di atteggiamenti, di comportamenti); già Chazelle non mi è simpatico, figuriamoci.
preferisco aspettare, a questo punto, un musical imperniato sulla figura di un pasticciere trotzkista nell'Italia degli anni'50.

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